Una bambina al confine tra Messico e Stati Uniti (foto LaPresse)

La bambina nel deserto

Maurizio Crippa

La notizia della piccola di sette anni morta al confine col Messico, la demagogia e i padri che, tante volte, sono cattivi

Come dovremo esprimerci? Dovremo “dirlo da padre”, come va di moda? Come si maneggiano certe notizie? Le si maneggia “da padre”, o si prendono per quel che sono, senza zucchero, pillole amare? E’ arrivata dagli Stati Uniti la notizia che una bambina di sette anni, proveniva dal Guatemala, è morta per disidratazione e stanchezza mentre era “sotto la custodia delle autorità americane al confine col Messico”. Faceva parte, si scrive, della “carovana dei migranti” centroamericani che tanto fumo e propaganda aveva sollevato nei mesi scorsi. Più probabilmente, faceva parte di uno di quei rivoli rinsecchiti in cui mille fughe disperate si sono disperse: era con 163 migranti che si erano consegnati alla U.S. Customs and Border Protection. Non mangiava da giorni, febbre altissima, l’avevano portata in ospedale. Ma a leggere i primi take italiani, sembrava che fosse morta in detenzione. Insomma per colpa dei campi e dei guardiani. Poi si è capito che non era così. Non è colpa della frontiera, forse nemmeno della frontiera chiusa. Non è colpa neanche dei volenterosi carnefici di Trump. Questa è demagogia. Però è colpa del fatto che quegli uomini, donne e bambini debbano partire e vengano lasciati partire in quelle condizioni. Ed colpa del continuare a dire, a ogni latitudine, aiutiamoli a casa loro. Qui c’è di mezzo il mare, lì in deserto: dovrebbe esistere un codice del deserto, come c’è per il mare, che obblighi al soccorso. Ma non sono cose che si possano trattare con la demagogia del “lo dico da padre”. I padri, tante volte, sono cattivi.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"