
Se basta Robbie Williams-Rasputin a far incazzare i russi
I pastrani punk-post sovietici di Eduard Limonov non ce li ricordiamo neanche più. Del poeta russo “che preferisce i grandi negri” abbiamo perso le tracce da tempo. Però a fare incazzare l’Anima Russa, tradizionalmente sensibile alla satira, a un talentaccio meno trasgressivo ma cazzaro la sua parte come Robbie Williams bastano e avanzano i tre minuti e nove di Party Like a Russian, la canzone con video del suo nuovo album, in cui compare agghindato come la caricatura del tipico (tipico? E’ la semplificazione pop, bellezza) oligarca russo, danzerino in impossibili completi damascati in mezzo a ori e stucchi pacchian-zaristi style e circondato da scosciate cameriere coriste, in contravvenzione con la morale puritana neo-ortodossa che va di moda a Mosca. Ma soprattutto, scolpito in un pastrano simil militare, mentre canticchia “I’m a modern Rasputin”, che non ci vuole un russo per capire che fa rima con Putin. E apriti cielo.
In Russia se la sono presa di brutto, peggio che per un report sulla Siria o sul volo MH 17 della Malaysia Airlines, ha scritto il Guardian. E’ un attacco del nemico occidentale al nostro caro leader, alla Madre Russia. Per il momento, hanno bandito Williams e la sua musica da tutti i mercati discografici dell’Impero. Altro che sanzioni dell’Onu. Ma se quello non chiede scusa, qui finisce che gli danno un beverone alla Litvinenko, o lo bombardano come un ospedale di Aleppo. Evviva il pop, se basta una canzonetta a far tremare il Cremlino.


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