Gli hipster buoni con la barba e quelli coi coltelli e i selfie

Maurizio Crippa
L'apprensione generata dalle paure del multiculturalismo selvaggio può giocare brutti scherzi, specie nei paesi che non riescono più a tenere a bada il loro esplosivo melting pot. Così, nella Svezia in cui Zlatan Ibrahimovic vince il disco d'oro perché canta l'inno nazionale, quando dei pericolosi b

    L’apprensione generata dalle paure del multiculturalismo selvaggio può giocare brutti scherzi, specie nei paesi che non riescono più a tenere a bada il loro esplosivo melting pot. Così, nella Svezia in cui Zlatan Ibrahimovic vince il disco d’oro perché canta l’inno nazionale, quando dei pericolosi barbuti sono stati avvistati tra le rovine del castello di Brahehus qualcuno li ha scambiati per terroristi dell’Isis e ha chiamato la polizia. Solo che invece erano un gruppetto di hipster con il mito della barba lunga, adepti di un’associazione scandinava non più bizzarra di certe sigle animaliste inventate da Maria Vittoria Brambilla quando era un leader politico: i “Bearded Villains”, congrega che promuove gli “uomini barbuti con carattere”. Mancava solo Calderoli, par di capire. Visti gli agenti, si sono fatti una risata: “Si sono resi conto che eravamo solo straordinari, amorevoli e fantastici fratelli barbuti”. A chi avesse il dubbio che l’esibito machismo potesse avere qualcosa di scorretto sotto il profilo dogmatico del gender, ha risposto il loro capo: il loro obiettivo è lottare “contro l’omofobia, il razzismo e l’oppressione delle donne. “In effetti”, ha però ammesso, “la nostra bandiera assomiglia a quella dell’Isis”. Ma non è colpa loro, al massimo è dell’omologazione. Quella per cui, invece, i giovani palestinesi che accoltellano gli ebrei si fanno un punto d’onore di scattarsi selfie e video con i migliori smartphone in commercio. Forse anche loro vogliono essere degli amorevoli hipster.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"