Le parole sono pietre. De Luca e la domanda folle del pm

Maurizio Crippa
A Torino c'è stato l'interrogatorio di Erri De Luca, il petroso poeta della disobbedienza civile, a processo per istigazione a delinquere per aver pubblicamente invitato a  “sabotare” (la parola pesante è quella) i cantieri della Tav. Qualsiasi cosa se ne pensi (io male, pazienza), ieri De Luca si è

    A Torino c’è stato l’interrogatorio di Erri De Luca, il petroso poeta della disobbedienza civile, a processo per istigazione a delinquere per aver pubblicamente invitato a  “sabotare” (la parola pesante è quella) i cantieri della Tav. Qualsiasi cosa se ne pensi (io male, pazienza), ieri De Luca si è difeso con frasi di questo tenore, da pensoso poeta appunto: “In nessuna dellE manifestazioni a cui ho partecipato sono stati commessi atti di violenza e questa è la ragione per cui ho ribadito la mia adesione a questa comunità”. Forse processarlo per disinformazione (intesa la sua) era meglio. Ha detto pure: “Io non ho istigato nessuno. E’ come dire che Messner sia responsabile delle morti in montagna perché invita a scalare le vette. La conseguenza della parola è la parola stessa”. Ora, a parte che il Vecchio della montagna tutto fa tranne istigare al turismo sulle cime, la vera domanda è se sia poi così vero che “la conseguenza della parola è la parola stessa”. E anche qui bisogna dire che no, parole e pietre si assomigliano spesso. Però a un certo punto il poeta biblista ha evocato la città di Gerico, le cui mura furono abbattute da un coro unanime di voci: il cantiere della Tav cadrà, ma per la forza delle parole e non delle molotov. Al che, il pubblico ministero gli ha chiesto: “Parla di Gerico perché conosce la Bibbia?”. Ecco, che De Luca possa essere condannato da un pm che pone una siffatta domanda, è folle. La conseguenza delle domande, a volte, è peggio delle pietre.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"