Cesare Battisti e lo scrivere male che è come ammazzare

Maurizio Crippa

Ho letto due romanzi di Fred Vargas.

    Ho letto due romanzi di Fred Vargas, di una sua Trilogia tipo giallo, o tipo noir. Ho smesso prima del terzo, scrive da mettere tristezza. Lingua più piatta di un Saviano a corto di gomorrismi, meno senso del ritmo di un Erri De Luca quando versifica. (O forse diversifica, tra un appello al sabotaggio e l’altro). Per adesso non ha detto niente, Fred, è impegnata a presentare un nuovo thriller in cui c’entra qualcosa Robespierre (sarà il fascino per gli ammazzatori). Dunque rimaniamo attestati, in attesa, a quando vergava belle prose trasvolando l’oceano per difendere il “perseguitato politico”, cioè il suo amico italiano. Ma poiché la cattiva lingua è proprietà transitiva, e si trasmette da giallista a giallista come la gramigna nel campo, il suo amico Cesare Battisti ha concimato da par suo, ieri, sul Monde, il suo immaginifico complotto da dispaccio d’agenzia: “Ennesimo tentativo di destabilizzazione orchestrato contro di me”, ha detto. E perbacco, non era proprio necessario diventare scrittori, per poi incartare in una “destabilizzazione” da Wu Ming la tuttora remota probabilità che un giudice brasiliano ti rimandi, alla buon’ora, a scontare qualcuna delle quattro vite che t’avanzano in un gabbio italiano, punizione di un’altra vita, ma pure quella tua, in cui rapinavi e ammazzavi peggio di come adesso scrivi. E nessuno oserà dire l’infamia che scrivere male è come ammazzare. Però forse aiuta, e meriterebbe un aggravio di pena.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"