Abolire il calcio. Che gli ha fatto il popolo a Tsipras?

Maurizio Crippa

L’ormai celebre battuta di Landini, “ma che gli hanno fatto i lavoratori a Renzi?”, andrebbe scritta su una bacheca Facebook, o in analogo armadietto della bestialità social del nostro tempo, se non altro per l’icastica rappresentazione ribaltata della lotta di classe che ci regala.

    L’ormai celebre battuta di Landini, “ma che gli hanno fatto i lavoratori a Renzi?”, andrebbe scritta su una bacheca Facebook, o in analogo armadietto della bestialità social del nostro tempo, se non altro per l’icastica rappresentazione ribaltata della lotta di classe che ci regala. La versione esatta del quesito, infatti, da un secolo e passa è un’altra: ma che gli ha fatto il popolo, ai comunisti? Senza stare a scomodare la macroeconomia, gli storici sanno benissimo che la causa prima dell’odio popolare per Gorbaciov fu la sciagurata campagna contro l’alcool, nota come la “legge secca”. Ci vuole una bella ignoranza della realtà, per vietare al popolo russo di scolare vodka a barili, e per giunta licenziare o sbattere al sovietico gabbio gli ubriaconi raccattati per la strada. Solo nella Ddr riuscirono a essere più sadici, lì la birra la lasciavo bere, ma chi ha provato le famigerate etichette dell’epoca non se le scorda più. Ma che gli ha mai fatto, il popolo, ai comunisti? Adesso Alexis Tsipras, che già al popolo glieli sta facendo un po’ girare, ha deciso la sospensione immediata del campionato di calcio dopo i disordini tra tifosi per il derby tra Panathinaikos e Olympiacos. Robetta, segnaliamo, che il questore di Roma non si sarebbe manco alzato dal letto. Ma secondo il governo di Atene, non ci sono le condizioni di sicurezza per continuare (perché, per continuare a essere la Grecia, invece sì?). Nel dubbio, abolire il popolo.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"