Insultare un suicida in carcere e indignarsi poco (numeri)

Maurizio Crippa

Non è per stare a insistere, ché la fissazione è peggio della malattia.

    Non è per stare a insistere, ché la fissazione è peggio della malattia. Ma se mettete su Googlenews “Arrigo Sacchi”, nel senso della frase sui giocatori neri, escono in 0,34 secondi 334 mila risultati. E dozzine di take d’agenzia, se avete le agenzie. I tifosi del Chelsea che a Parigi hanno impedito di salire sul metrò a un uomo di colore hanno indignato il pianeta molto più di David Luiz che ha inventato un nuovo fallo, la cancellazione dello spray per la punizione. Però se controllate i risultati di una ricerca sugli insulti a un detenuto suicida del carcere di Opera, un ergastolano romeno di 39 anni, in 0,31 secondi scoprite che sono 10.400. Nulla. Sulle agenzie, c’è una dichiarazione di Walter Verini. Eppure è successo questo. Che dopo il suicidio, sulla pagina Facebook dell’Alsippe, Alleanza sindacale polizia penitenziaria, sono comparsi commenti così: “Un romeno in meno”; “speriamo abbia sofferto”; “consiglio di mettere a disposizione più corde e sapone”. Il ministro Orlando ha convocato il capo del Dap, si indagherà. Donato Capece, segretario del sindacato Sappe, invece ha detto: “Esultare per la morte di un detenuto è cosa ignobile e vergognosa. Il suicidio in carcere è sempre, oltre che una tragedia personale, una sconfitta per lo stato. E ci vuole rispetto umano e cristiano ancor prima di quello istituzionale”. Ma, numeri alla mano, quanto ci si indigna poco, per gli orrori e i razzismi veri. Ieri, Mercoledì delle Ceneri.

     

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"