Elogio del brav'uomo stressato che disse: il nero è nudo
Come fai a vendere il Milan a un thailandese, se l’uomo che ha costruito il tuo mito rossonero
Come fai a vendere il Milan a un thailandese, se l’uomo che ha costruito il tuo mito rossonero, con Rijkaard e Gullit, sbotta fuori: “Abbiamo troppi stranieri nelle giovanili. Ci sono troppi neri”. Come fai a non metterti con Salvini, se l’uomo del tuo sogno spara: “L’Italia non ha dignità, non ha orgoglio: non è possibile vedere squadre con 15 stranieri”. Vuoi che non lo abbia pensato, il Cav.? Ma lui ha già i suoi problemi, non ci mettiamo nei suoi panni. E solo perché costretti ci infiliamo in quelli di Arrigo Sacchi. Un signore pelato e con degli occhiali più grandi della faccia, che diventa sempre rosso (ma non nero), troppo timido quando parla per essere cattivo (o sarà viceversa?). Che ha smesso di allenare perché c’era stress, ci ha riprovato e ancora lo stress. Ma è un brav’uomo, e vuoi che a un brav’uomo, a un certo punto, non gli scappi detto? Che avrà mai detto, poi? Ha fatto buuu? Ha lanciato una banana a Gyamfi Bright, magnifico ragazzino dell’Inter? Ma va là. Ha fatto come quell’altro ragazzino (chissà se era nero), che aveva occhi per vedere e un giorno gridò: “Il re è nudo”. Apriti cielo. Non si può, “tremenda gaffe” è il meno che gli hanno detto. Persino Lotito, no dico: Lotito, l’ha sputazzato. E più sei su, più sputazzi a chi è caduto giù. Mica che ti prendano per complice nell’unico peccato rimasto, il politicamente multietnico. Poi ha fatto autodafé: “Non sono certo razzista e la mia storia di allenatore lo dimostra”. Avesse detto: il nero è nudo.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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