Michael Madsen (foto Ap, via LaPresse)

1957-2025

È morto Michael Madsen

Era il duro di Hollywood con la tenerezza sbilenca di chi nella vita ha perso tanto. Con “Le iene”  entrò nella mitologia del cinema. Ma era molto di più del personaggio del film di Tarantino

C’era qualcosa di irrimediabilmente sbagliato e irresistibile nel sorriso di Michael Madsen. Un angolo della bocca che si sollevava come un avvertimento, più che un gesto di simpatia. Era il ghigno dell’outsider, del tipo che nella stanza fa due passi indietro per capire chi colpire per primo. Scanzonato e criminale, come se James Dean avesse letto Bukowski e deciso che Hollywood era solo un parcheggio per perdenti con la pistola scarica.

 

Madsen era nato a Chicago nel 1957, figlio di un pompiere e di una regista. Cresciuto all’ombra dell’Illinois con quella faccia da duro e una voce da whisky e rye, aveva iniziato recitando nello stesso teatro dove lavorava John Malkovich, lo Steppenwolf. Poi arrivò il cinema, e con “Le iene” di Quentin Tarantino entrò nella mitologia: Mr. Blonde, la lametta, la musica in sottofondo, il sorriso storto prima della violenza. Quel sorriso tornerà, più stanco ma sempre beffardo, nei panni di Budd in “Kill Bill”, nel cowboy Joe Gage di “The Hateful Eight”, e persino in un cameo in “Once Upon a Time in Hollywood”.

 

Ma Madsen non era solo Tarantino. Era “Donnie Brasco”, “Thelma & Louise”, “Sin City”, “Die Another Day”. Era il duro di Hollywood con la tenerezza sbilenca di chi nella vita ha perso tanto. Sei figli, tre matrimoni, un dolore insopportabile: nel 2022 il suicidio del figlio Hudson lo aveva spezzato. “Incredibilmente sconvolgente”, aveva detto. E per un uomo come lui, abituato a nascondersi dietro il ghigno, era stata una crepa pubblica.

 

Questa sera, a sessantasette anni, è stato trovato morto nella sua casa di Malibu. Niente drammi, niente scena del crimine. Stavolta. Solo il silenzio improvviso di un’aria che si spegne. Lascia incompiuto un libro di poesie dal titolo perfetto: “Tears For My Father. Outlaw Thoughts and Poems”.

 

Michael Madsen non era un attore: era un’aria. Un modo di stare al mondo. Il sorriso di chi sa di aver perso in partenza, ma tanto a lui bastava una sigaretta e un colpo secco per uscire di scena con stile. Ora che se n’è andato, resta quel sorriso, storto e indelebile, come una firma su un muro: “Don’t forget me, man”. Non dimenticarmi, amico.

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