I 40 anni di Indiana Jones

Maurizio Stefanini

Esattamente 40 anni fa, il 12 giugno 1981 uscì al cinema “Raiders of the Lost Ark”: in italiano, I predatori dell’arca perduta. Fu il film che lanciò il personaggio di Indiana Jones. Avventuriero archeologo che lì lotta contro i nazisti, ma che dopo il successo stratosferico di quella prima puntata sarebbe stato rilanciato nel 1984 in un prequel in cui affronta invece i Thugs e nel 1989 in un sequel di nuovo contro i nazisti e nel 2008 in un ulteriore sequel stavolta contro i sovietici. E una quinta puntata è di prossima uscita.

Ma tra 1992 e 1996 Henry Walton Jones Jr., questo il suo nome vero e completo, fu anche protagonista di una serie di 33 episodi tv in cui arrivato a 93 anni lo vediamo raccontare eventi cui ha preso parte e personaggi storici che ha conosciuto tra il 1905 e il 1935, data del secondo film. “Le avventura del giovane Indiana Jones”. In più nel franchise sono compresi romanzi, fumetti, videogiochi, giochi di ruolo, Lego, giocattoli, attrazioni in parchi a tema.

Steven Spielberg, il regista, era già diventato famoso con “Lo squalo” e “Incontri ravvicinati del terzo tipo”. Ma il soggetto e l’idea furono di George Lucas, che ci stava lavorando da otto anni. La spinta definitiva per poterlo realizzare gli era venuta nel 1977 dopo il successo alla regia di “Guerre stellari”, e da “Guerra stellari” viene il protagonista Harrison Ford. Pure di Lucas era il cane Indiana da cui viene il nome del personaggio.

Indiana Jones non è tutto frusta, cappello Borsalino, borsa e giacca di pelle, è un mescolarsi di una trentina di personaggi storici e immaginari: dall’avventuriero archeologo italiano Giovanni Battista Belzoni, che tra 1816 e 1819 pose le basi dell’egittologia scoprendo le prime trombe faraoniche in circostanze e con metodi effettivamente da “Predatori dell’arca perduta”; fino a James Bond, passando in particolare per quel Professor Challenger che nei romanzi di Arthur Conan Doyle scopriva il “mondo perduto” dei dinosauri o per l’Allan Quatermain delle miniere di Re Salomone.

Padri storici e letterari importanti che però si mescolano inaspettatamente ai fumetti. Per l’ambientazione del primo film infatti nulla è stato più importante che le storie di Paperone, Paperino e Qui, Quo e Qua narrate da Carl Barks. Sono gli stessi Spielberg e Lucas ad ammetterlo, nel momento in cui fanno iniziare “I predatori dell'arca perduta” con alcune sequenze trasposte di peso da “Zio Paperone e le sette città di Cibola" e “Zio Paperone e l'oro di Pizarro”. In particolare l’idolo d’oro che quando è rimosso dal piedistallo scatta una trappola che provoca una micidiale frana.   

Attenzione, però. Proprio quella frana nella storia di Carl Barks provoca non solo la distruzione delle Sette Città con i loro favolosi tesori, ma pure la completa amnesia dei protagonisti, per cui quella vicenda sarà come non avvenuta. Tradotto in italiano come “La minimizzazione manipolatoria”, si intitola in realtà “La minimizzazione dei Predatori”, “The Raiders Minimization”, quel quarto episodio della settima stagione della sit com “The Big Bang Theory” in cui Sheldon dopo aver visto il film per 36 volte vuole guardarlo per la 37esima con la fidanzata Amy, e quella glielo smonta nella maniera più inesorabile.

Anche senza Indiana Jones, gli spiega, i nazisti avrebbero trovato l’Arca, la avrebbero lo stesso aperta, e ne sarebbero stati lo stesso annientati. L’unico suo ruolo è consegnare l’Arca alle autorità Usa, che però la dimenticano in uno sconfinato magazzino di reperti top secret.

In realtà, nei film successivi Indiana Jones avrà un ruolo un minimo più importante nella risoluzione degli eventi. In compenso, nei 33 episodi del “Giovane Indiana Jones” lo vediamo testimone della Storia forse ancora più impotente. Mata Hari è destinata comunque a essere fucilata; Charles De Gaulle è destinato comunque a essere ripreso nel suo tentativo di evasione ed a finire la guerra in prigionia; il tentativo di pace separata dell’Austria è destinato comunque a fallire.   

Inizia già con ciò uno scenario complottista, che poi nei film si accentua in temi di fanta-archeologia alla Peter Kolosimo, Martin Mystère e Uomini in Nero. Roba all’epoca innocua, e funzionale semplicemente a conciliare certe spettacolari scoperte con un mondo reale in cui l’Arca Perduta, il Santo Graal o il Teschio di Cristallo restano oggetti favolosi. Ma a rivederli oggi, in epoca di cospirazionismo sempre più imperante nei social, iniziano a essere forse inquietanti.

Ma il giovane Indiana Jones mero testimone ricorda in maniera impressionante anche un altro eroe che agisce a cavallo della Grande Guerra in contemporanea a lui: il Corto Maltese di Hugo Pratt.

Forse perché la coincidenza è probabilmente casuale, fa riflettere di più. Sono sia Indiana Jones che Corto Maltese metafora dell’arrivo di un mondo ormai talmente complicato che l’eroe vi può solo provare a fare bella figura, perché è ininfluente in come le vicende si sviluppano? Dopo l’età degli Dei, l’età degli Eroi e l’età degli Uomini teorizzate da Vico, e a cui qualcuno ha poi aggiunto una età dei Popoli, l’età dei semplici Cronisti. A cui, come a Corto Maltese, alla fine viene semplicemente il torcicollo per aver passato tutto il tempo a guardare in alto.

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