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editoriali

Conservatori sì, ma per poco. La guida dell'episcopato americano resta a destra. Ma dietro si muove qualcosa

Redazione

L’arcivescovo di Oklahoma City, mons. Paul Coakley, è stato eletto presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. Ha prevalso al ballottaggio su mons. Daniel E. Flores, vicino alle istanze sinodali e sociali di una Chiesta che resta di frontiera. Al prossimo giro proprio quest'ultimo potrebbe essere in pole position per la presidenza

 

L’arcivescovo di Oklahoma City, mons. Paul Coakley, è stato eletto presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. Ha prevalso al ballottaggio su mons. Daniel E. Flores, vescovo di Brownsville e molto attento ai problemi sociali (immigrazione su tutti). Alla fine ha prevalso il favorito della vigilia (era il segretario generale uscente e considerato che l’attuale numero due dell’episcopato, mons. William Lori, non poteva essere eletto per ragioni anagrafiche, Coakley rappresentava la scelta più prevedibile), ma lo ha fatto con pochissimi voti di scarto: 128 contro i 109 andati a Flores. E’ la conferma che gli anni del pontificato di Francesco hanno in parte lasciato il segno anche sull’orientamento dell’episcopato americano, che resta sì conservatore (mons. Coakley è un solido esponente della “vecchia guardia), ma tra le nuove leve si notano con forza linee diverse.

Uno scenario realistico lo indica il primo turno di votazioni: i candidati conservatori (Barron, Coakley, Rhoades e Sample) hanno ottenuto 116 preferenze), i liberal (Malloy, Thompson e Weisenburger) 38. La platea “centrista” (Perez e Henning) 22 e poi Flores 52. Su quest’ultimo, alla fine, si sono spostati i voti di quanti puntavano a una discontinuità: considerata l’impossibilità di portare alla vittoria un esponente “di rottura”, si è puntato sul vescovo di Brownsville: considerato teologicamente solido dagli osservatori di area conservatrice, al contempo è il più in linea alle istanze sinodali e sociali di una Chiesa che resta di frontiera. Non con i toni forti e polemici di qualche suo confratello, ma con uno stile che è già stato paragonato a quello di Papa Leone. Mons. Flores ha solo 64 anni, e tutto fa credere che al prossimo giro sarà in pole position per la presidenza. Prima di allora, è probabile che da Roma gli sarà data una prestigiosa sede episcopale. Insomma, la guida resta saldamente conservatrice, ma iniziano a vedersi i segnali di una stanchezza per le culture war.