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Il vescovo di Salisburgo: "Non è solo dolore per Gaza, questo è antisemitismo"
Quel che vediamo "è la maschera dell’odio antiebraico travestita da critica a Israele", ha detto il presidente della Conferenza episcopale austriaca
Roma. Niente campane a Salisburgo per dare voce al dolore per Gaza con tanto di messaggi contro il genocidio e l’esercito israeliano (così frequenti alle latitudini italiane) né la richiesta di “sobrietà” ai vacanzieri “pensando a Gaza” (come da richiesta del vescovo di Aosta, mons. Franco Lovignana) ma una riflessione ben più ampia e lontana da ogni appiglio ideologico e demagogico. A offrirla è stato l’arcivescovo di Salisburgo e presidente della Conferenza episcopale austriaca, mons. Franz Lackner. Il punto di partenza del ragionamento è quanto avvenuto sabato scorso in città, durante l’inaugurazione del Festival che ogni estate richiama in Austria decine di migliaia di visitatori. Il discorso del vicecancelliere è stato interrotto da manifestanti che hanno esibito striscioni su cui era scritto “Fermate il genocidio” e “Free Gaza now”. Il tutto corredato da urla. Scrive mons. Lackner nella sua nota: “Un cuore sensibile può comprendere la loro richiesta di porre fine alla guerra in medio oriente. Ma i volti parzialmente coperti e l’aggressività palpabile degli attivisti non sono un contributo alla comprensione e alla pace, né un aiuto a superare la logica amico-nemico”. Non solo: l’arcivescovo ricorda che anche in Israele si esprimono quotidianamente critiche all’operato del governo Netanyahu nella Striscia ma ricorda che, nonostante tutto, Israele “è l’unica democrazia funzionante in medio oriente”. Ciò significa che la critica al governo non è di per sé antisemitica “ma lo diventa quando colpisce gli ebrei – i nostri ‘fratelli maggiori nella fede’ – a causa delle loro origini religiose, quando mette alla berlina, attacca o mette in pericolo la vita e la fede ebraica”.
Quel che vede mons. Lackner è una “maschera dell’odio antiebraico travestito da critica a Israele”. Ha aggiunto il vescovo che “un’Austria in cui si riferisce che agli ebrei viene negato l’accesso ai campeggi e il cibo nei ristoranti, in cui le loro tombe vengono profanate e le loro comunità minacciate, non può e non deve esistere. Non oggi, non domani, mai! Contro tutto ciò dobbiamo opporci con decisione come cristiani, ma anche come cittadini di questa società”. Certo, ha sottolineato il presule: “Pur riconoscendo il diritto all’esistenza e all’autodifesa di Israele, non si può rimanere in silenzio quando la guerra così scatenata, quasi due anni dopo, ha provocato decine di migliaia di vittime civili a Gaza; quando ascoltiamo notizie secondo cui innumerevoli altre persone, inclusi neonati e bambini, sono in pericolo a causa della fame e della miseria”. Così come non si può nemmeno tacere “quando, sotto la pioggia di bombe e razzi, vengono colpite chiese e strutture umanitarie, che dovrebbero essere centri di speranza”. Però, “non possiamo tacere quando Hamas, nel più grande pogrom dal 1945, uccide migliaia di ebrei in modo brutale e ne rapisce molti altri. Non si può tacere quando ancora oggi ostaggi vengono tenuti prigionieri nei sotterranei”. E allo stesso modo “anche in Austria non si può tacere “quando tutto questo dà origine a una nuova ondata di antisemitismo che si pensava ormai impensabile; quando il nostro paese, che porta una responsabilità storica e permanente, non è più in grado di offrire un luogo sicuro alla vita ebraica”.