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Unità a tutti i costi. Ecco il programma di Papa Leone

Il Pontefice, visibilmente commosso, ha inaugurato il pontificato in una piazza San Pietro gremita. Al termine, l'udienza a Zelensky

Matteo Matzuzzi

"Questo, fratelli e sorelle, vorrei che fosse il nostro primo grande desiderio: una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato". Dopo il Regina Coeli, un pensiero a Gaza e all'Ucraina

Roma. “Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia. Amore e unità: queste sono le due dimensioni della missione affidata a Pietro da Gesù”. Ecco il cuore del programma del pontificato di Leone XIII. L'ha detto lui stesso, nell'omelia con cui ha iniziato il suo ministero petrino dopo l'elezione in Cappella Sistina dello scorso 8 maggio. Erano presenti i grandi della Terra, tornati a Roma (non tutti) poco meno d'un mese dopo i funerali solenni di Francesco. Un'omelia breve quella tenuta da Robert Francis Prevost, visibilmente commosso, in una piazza San Pietro baciata dal Sole e affollata di bandiere già di primo mattino, quando il Papa si è concesso il suo giro in papamobile.

   

    

“Questo, fratelli e sorelle, vorrei che fosse il nostro primo grande desiderio: una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato. In questo nostro tempo – ha detto il Pontefice – vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri. E noi vogliamo essere, dentro questa pasta, un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità. Noi vogliamo dire al mondo, con umiltà e con gioia: guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo siamo uno”, ha scandito riecheggiando il suo motto episcopale, confermato anche dopo l'elezione a Pontefice.

 

“E questa è la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace”. Un popolo che deve essere animato da “spirito missionario, “senza chiuderci nel nostro piccolo gruppo né sentirci superiori al mondo; siamo chiamati a offrire a tutti l’amore di Dio, perché si realizzi quell’unità che non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo”.

 

“Fratelli, sorelle, questa è l’ora dell’amore! La carità di Dio che ci rende fratelli tra di noi è il cuore del Vangelo e, con il mio predecessore Leone XIII, oggi possiamo chiederci: se questo criterio 'prevalesse nel mondo, non cesserebbe subito ogni dissidio e non tornerebbe forse la pace?'. Con la luce e la forza dello Spirito Santo, costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio e segno di unità, una Chiesa missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia inquietare dalla storia, e che diventa lievito di concordia per l’umanità. Insieme, come unico popolo, come fratelli tutti, camminiamo incontro a Dio e amiamoci a vicenda tra di noi”. Qualcosa si può intuire anche circa lo stile di governo. Ha detto infatti il Papa che “se la pietra è Cristo, Pietro deve pascere il gregge senza cedere mai alla tentazione di essere un condottiero solitario o un capo posto al di sopra degli altri, facendosi padrone delle persone a lui affidate; al contrario, a lui è richiesto di servire la fede dei fratelli, camminando insieme a loro: tutti, infatti, siamo costituiti 'pietre vive', chiamati col nostro Battesimo a costruire l’edificio di Dio nella comunione fraterna, nell’armonia dello Spirito, nella convivenza delle diversità. Come afferma sant’Agostino: 'La Chiesa consta di tutti coloro che sono in concordia con i fratelli e che amano il prossimo'”.

 

Il cardinale Luis Antonio Tagle gli ha consegnato l'anello del Pescatore, mentre è stato il cardinale Mario Zenari a porre sulle spalle del Papa il pallio invece del protodiacono Dominique Mamberti, ricoverato d'urgenza per problemi cardiaci. Al termine del Regina Coeli, Leone XIV ha rivolto un appello per “i fratelli e le sorelle che soffrono a causa delle guerre. A Gaza i bambini, le famiglie, gli anziani sopravvissuti sono ridotti alla fame. Nel Myanmar nuove ostilità hanno spezzato giovani vite innocenti. La martoriata Ucraina attende finalmente negoziati per una pace giusta e duratura”. Al termine della messa, il Papa in basilica ha ricevuto l'omaggio delle delegazioni straniere. Con Volodymyr Zelenski si è intrattenuto più a lungo in un'udienza privata.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.