Ansa

speranze papali

Non resterà nulla di questa apparente conversione del mondo al cattolicesimo

Lucetta Scaraffia

Tutti, proprio tutti, si sono sentiti parte di questo periodo di "ubriacatura papista", tra la morte di Bergoglio, il Conclave, le previsioni delle fumate e le parate degli svizzeri. Adesso la Chiesa cattolica, e forse pure la religione cristiana, scompariranno dal nostro orizzonte 

Dopo questo periodo di ubriacatura papista, dopo che il Vaticano ha trionfato in telegiornali e giornali – un po’ meno fuori Italia – e dopo che tutti, proprio tutti, si sentivano competenti nel prevedere le fumate e le parate degli svizzeri, dopo che tutti giuravano che sarebbero andati a meditare sulla tomba di Francesco, dopo essere andati a farsi un selfie davanti al suo catafalco benché fosse proibitissimo, il papato e con esso la Chiesa cattolica ma pure, temo, la religione cristiana scompariranno dal nostro orizzonte. Basta, oggi tutto passa rapidamente di moda, e più è stata forte l’ondata della moda tanto più veloce è il declino. Quello che piaceva veramente, di questi eventi, era la ritualità antica, i costumi rinascimentali, il segreto. Cioè la superficie, non il cuore della religione. Cosa resterà di questa apparente conversione del mondo al cattolicesimo, alla quale, se dobbiamo credere ai riassunti dei temi trattati nelle congregazioni, hanno creduto perfino i cardinali? Niente, un pugno di mosche. Se non che il Conclave ha eletto un cardinale defilato, del quale si parlava poco, e quindi è sembrato veramente frutto non di maneggi e scambi di promesse, ma del soffio dello Spirito. E con questa scelta gli antichi principi della chiesa hanno dato prova di saperla guidare con intelligenza geopolitica e spirituale, con una visione del mondo legata alla realtà e non alle ideologie imperanti. Una bella scoperta, dopo il papato ideologico di Francesco.


L’identità più chiara del nuovo papa è quella di missionario, e questo fa di lui un personaggio lontanissimo dalla cultura woke che denuncia in ogni missionario la mano dell’imperialismo. Prevost è andato in Perù per portare il cristianesimo agli indios, per insegnare loro non solo la dottrina cristiana ma anche la cultura a essa legata, tanto da essere stato nominato proprio lui, americano, vescovo di una diocesi peruviana. In un mondo in cui i missionari si proclamano non solo lontani dalla tradizione conversionistica, ma seguaci militanti delle teorie dell’interculturalità, in cui i musei missionari sono diventati appunto percorsi di interculturalità dove le maschere degli stregoni africani sono proposte con lo stesso rispetto della croce, il nuovo papa sembra quindi una figura del passato. Tanto più che, come ha affermato chiaramente nella sua prima omelia, lui crede veramente che il cristianesimo faccia emergere il meglio della natura umana, e della diffusione del cristianesimo fa il programma del suo papato. Per lui, quindi, le religioni non sono tutte uguali: posizione sicuramente mal vista in molti e importanti consessi internazionali. Questo costituisce un punto importante del suo programma, sul quale tutti sorvolano, tanto è difficile da accettare oggi.


E poi, si è dichiarato contro i matrimoni omosessuali, e complessivamente contro l’accettazione dell’omosessualità come inclinazione sessuale consentita. Sarà apprezzato dagli africani, ma in occidente sono affermazioni che nessuno osa più fare, forse nemmeno pensare, da anni. E si è dichiarato apertamente contrario al sacerdozio alle donne: naturalmente tutto il clero è contrario, e lo era anche Francesco, ma non lo diceva con questa chiarezza. Anzi, diceva sempre una frasetta a favore delle donne, fingendosi loro strenuo sostenitore costretto dalla curia cattiva a rimandare le sospirate riforme. Anche quelle che con il sacerdozio femminile non avevano niente a che fare. Ma se Leone XIV fosse proprio il contrario di Francesco, che a parole tanto prometteva in campo di novità e di riforme, e poi non faceva quasi nulla? Se fosse invece una persona che fa, ma dice poco, e non promette niente? C’è un piccolo particolare che, se non è una bufala, ce lo fa sperare: la notizia che davvero, nel refettorio di Santa Marta si alzasse per aiutare le suore a sparecchiare. Questo sì che è inaudito, in un mondo in cui non dico un cardinale, ma perfino un semplice prete o un seminarista non lo farebbero mai. Questo sì che fa intravvedere un rispetto per le donne, per le religiose, che nella Chiesa non c’è e sarebbe invece veramente necessario. Di lì si può partire per cambiare sul serio qualcosa.

Di più su questi argomenti: