
Ansa
Editoriali
Il Papa abbraccia l'Ucraina: “Io sono con voi”
A una settimana dall’elezione, Leone XIV riceve il capo della Chiesa di Kyiv e ribadisce il supporto della Santa Sede per ogni iniziativa utile a creare le condizioni necessarie per il dialogo e il raggiungimento di una pace "autentica, giusta e duratura"
Questa mattina, nel Palazzo apostolico, Leone XIV ha ricevuto in udienza Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo e padre della Chiesa greco-cattolica ucraina nonché arcivescovo maggiore di Kyiv. “Io sono con il popolo ucraino. La Santa Sede continua e continuerà a sostenere ogni iniziativa e creare le condizioni necessarie per il dialogo e accompagnerà il popolo ucraino in questo terribile tempo della storia”, ha detto il Pontefice secondo quanto diffuso da Kyiv. Shevchuk ha donato al Papa un dipinto (“Preghiera di Requiem”) che raffigura il dolore del popolo ucraino. L’autore è il padre di un soldato morto nel conflitto. Da parte ucraina c’è grande soddisfazione per il sostegno esplicito dato da Leone XIV alla resistenza di Kyiv. Domenica scorsa, al termine del Regina Coeli pronunciato dalla Loggia centrale della Basilica vaticana, il Pontefice aveva detto: “Porto nel mio cuore le sofferenze dell’amato popolo ucraino. Si faccia il possibile per giungere al più presto a una pace autentica, giusta e duratura. Siano liberati tutti i prigionieri e i bambini possano tornare alle proprie famiglie”.
Parole che, ha detto Shevchuk, “sono un vero balsamo spirituale per l’anima ferita del popolo ucraino, che mantengono presente il nostro popolo nella memoria della comunità internazionale e ci restituiscono un nome, che cercano di toglierci, negando il nostro diritto all’esistenza”. Tre anni fa, mentre i tank russi attaccavano l’Ucraina, l’allora mons. Prevost diceva che quanto stava accadendo era una “invasione imperialista” talmente evidente da non poter comprendere chi la nega o cerca altre ragioni a giustificazione dell’azione del Cremlino. Non è affatto detto che, da Papa, Leone XIV ripeterà le stesse cose ma è chiaro che nella sua mente e nel suo cuore le cose sono cristalline: c’è un invasore che si chiama Russia e c’è una vittima che si chiama Ucraina. E’ vero che, come ha detto mercoledì nell’udienza alle Chiese orientali, non ha molto senso dividere il mondo in buoni e cattivi, ma è altrettanto lapalissiano che un punto fermo, per considerare le grandi questioni del mondo, ci deve pur essere.