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tra vaticano e ucraina
È Putin l'Attila di Leone XIV
È troppo presto per azzardare previsioni sugli orientamenti geopolitici del nuovo Papa. Una cosa però la sappiamo: la sua netta adesione alla causa ucraina. Cambio di passo in vista?
Sapendo poco o nulla di cosa ne pensi Leone XIV delle grandi questioni geopolitiche del nostro tempo, bastano un tweet e un like, un sorriso e un sospiro, per intuire o ipotizzare che lui è pro o anti Trump, pro o anti Putin, pro o anti Xi Jinping. In questi giorni di orientamento e adattamento rispetto al nuovo Papa, inatteso e per molti insperato, si vanno a compulsare gli archivi cercando di capire cosa padre Prevost pensasse dei massimi sistemi che reggono il pianeta. E così, dopo aver sentito il suo “mai più la guerra!” urlato dalla Loggia delle Benedizioni rievocando in un colpo solo Paolo VI e Giovanni Paolo II e preso nota dell’auspicio circa una pace “autentica, giusta e duratura” rispetto al conflitto russo-ucraino, è stato trovato un video di tre anni fa in cui il novello Pontefice diceva che “dal mio punto di vista si tratta di un’autentica invasione imperialista in cui la Russia vuole conquistare un territorio per motivi di potere e per ottenere vantaggi per sé, per ragioni legate alla posizione strategica dell’Ucraina, ma anche il suo grande valore storico o culturale, e per quello a livello produttivo”. Aggiungeva, mons. Prevost, che “bisogna essere molto chiari, perché alcuni politici non vogliono riconoscere gli orrori di questa guerra e il male che la Russia sta commettendo in Ucraina”.
Parole che più chiare non si potrebbero avere né trovare e che vanno ben oltre la prudente tradizione diplomatica della Santa Sede, che parla sì di “pace giusta” ma lì si ferma, senza insistere troppo su ragioni imperialiste e cose così. Di certo, Prevost pare non la pensasse come Francesco, che nei suoi pur encomiabili tentativi di facilitare una mediazione se parlava di “martoriata Ucraina”, dall’altra parte chiariva che lui a Kyiv ci sarebbe andato solo se l’avessero invitato pure a Mosca.
Il punto è: Leone XIV ripeterebbe ora quanto diceva mons. Prevost allora vescovo di Chiclayo, in Perù? C’è da dubitarne. I ruoli sono diversi e un conto è governare una piccola diocesi peruviana, altra cosa è essere Papa. Però, se non altro, sappiamo come in cuor suo vede la questione: niente provocazioni occidentali, niente comprensioni per le ragioni degli “accerchiati”, ma totale adesione alla causa dell’aggredito.
Ieri mattina, Volodymyr Zelensky ha reso noto d’aver già parlato con il Papa: “È stata già molto calorosa e di grande spessore. Ho ringraziato Sua Santità per il suo sostegno all’Ucraina e a tutto il nostro popolo. Apprezziamo profondamente le sue parole sulla necessità di raggiungere una pace giusta e duratura per il nostro paese e il rilascio dei prigionieri. Abbiamo anche parlato delle migliaia di bambini ucraini deportati dalla Russia. L’Ucraina conta sull’aiuto del Vaticano per riportarli a casa dalle loro famiglie. Ho informato il Papa dell’accordo tra l’Ucraina e i nostri partner, secondo cui, a partire da oggi, deve iniziare un cessate il fuoco completo e incondizionato per almeno trenta giorni. Ho anche ribadito la disponibilità dell’Ucraina a ulteriori negoziati in qualsiasi formato, compresi colloqui diretti – una posizione che abbiamo ripetutamente sottolineato. L’Ucraina vuole porre fine a questa guerra e sta facendo tutto il possibile per riuscirci. Ora attendiamo passi analoghi dalla Russia. Ho invitato Sua Santità a compiere una visita apostolica in Ucraina. Una visita del genere porterebbe vera speranza a tutti i credenti e a tutto il nostro popolo. Abbiamo concordato di rimanere in contatto e di organizzare un incontro di persona nel prossimo futuro”.
Nei giorni scorsi, complice il carattere riservato di Leone, si è detto che nelle questioni di politica internazionale la Segreteria di stato avrebbe riacquistato centralità, dopo l’èra di Francesco, che sovente giocava in prima persona le partite più delicate. Per ora, con il segretario di stato confermato donec aliter provideatur (come tutti i capidicastero curiali), il Pontefice ha preso l’iniziativa: i richiami alla pace durante la “presentazione” che ha seguìto l’habemus Papam e le sottolineature prima del Regina Coeli, in piazza San Pietro. Quindi, l’approccio telefonico con Zelensky. Il cuore sofferente per “l’amato popolo ucraino” potrebbe riservare sorprese, anche da un Papa teologo e matematico.



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