(VATICAN MEDIA / ANSA)

L'editoriale dell'elefantino

Questo Papa capace di pronunciare la parola “autorità”

Giuliano Ferrara

Il catechismo colloquiale era diventato una cattiva maniera. È tornato tra noi un professore della fede

Ha qualcosa di amabile. Ma che cosa ha di amabile? Papa Leone ci libera dal sottile senso di colpa introdotto nella nostra vita dalla sociologia bergogliana, che ha alcuni meriti ma si è nel tempo solidificata in una cappa di piombo conformista. La prima omelia non aveva solo il tratto disciplinare della ripresa di una teologia evangelica e cristologica compiuta: chi sono io per non predicare? Il catechismo colloquiale, con il suo moralismo del servizio agli altri esibito come una punizione e impartito come una bacchettata all’egoismo opulento degli inclusi, era diventato una maniera, una cattiva maniera. Con un timbro della voce di dolce severità, il priore agostiniano, il frate pastore peruviano, il curiale rispettoso e capace di pronunciare la parola “autorità”, l’uomo accademicamente formato, insomma il nuovo Pontefice romano, ha detto cose intellettualmente e non solo emotivamente significative a noi “atei di fatto”.

Intorno alla professione di fede, all’esordio, nella prima messa di ringraziamento nella Sistina, si è capito che era tornato tra noi un professore della fede. Qualcuno che non aveva solo da dire delle cose sconsolate, virtuistiche, moraleggianti, fondate sull’idea che una Chiesa povera e arrendevole potesse ispirare il disgusto per una società maligna e nemica, perché questo qualcuno voleva estrarre dal bagaglio della fede cristiana cose interessanti. La più interessante, c’è da sospettare, è che non tutto si esaurisce nella relazione o relazionalità, questa mitologica e manipolativa o astratta richiesta e promessa universale di aiuto, sempre risolta in un non qualificato rapporto con l’Altro in maiuscolo, perché un agostiniano sa che esiste e decide anche l’interiorità, quella straordinaria capacità di tornare in sé, redi in te ipsum, di essere individuo in rapporto all’oggetto della fede non meno che per gli altri. La frase più intensamente significativa che era stata pronunciata dalla Loggia delle Benedizioni era secondo me questa: “Sono un figlio di sant’Agostino, agostiniano, che ha detto: ‘Con voi sono cristiano e per voi vescovo’”. “Con” e “per”, la comunione di fede e la rappresentanza, la mediazione di un’autorità che si guadagna la propria dignità istruendo e indicando e chiedendo ascolto, che non si limita a castigare l’egoismo sociale in nome dei bisogni dell’altro. 

 

I sermoni del vescovo di Ippona, compreso il 340 da cui la citazione, vertono in fondo tutti sulla Grazia, che evade da ogni frontiera come puro amore, ma dalla Grazia derivano la dignità della missione o del mestiere e il richiamo alla pedagogia, all’autorità cattolica e all’obbedienza come virtù, altro che il priore di Barbiana. “Correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, confutate gli oppositori, tenete lontani i maligni, istruite gli ignoranti, stimolate i negligenti, frenate i litigiosi, moderate gli ambiziosi, incoraggiate gli sfiduciati, pacificate i contendenti, aiutate i bisognosi, liberate gli oppressi, mostrate approvazione ai buoni, tollerate i cattivi, amate tutti”, era la lezione del maestro di Leone e dei suoi. La Chiesa è missione, ma il contenuto della missione non è la missione stessa, è un insegnamento veritativo. Con l’aggiunta: pregate perché il mio episcopato giovi a me e a voi: “A me infatti gioverà se dirò le cose che si devono fare; gioverà a voi, purché mettiate in pratica quanto ascoltate”. Se la Chiesa è, nel senso più forte, Parola, Logos, c’è da sperare che sia tornata a parlare. 
 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.