
LaPresse
Saverio ma giusto
Il Vaticano è il paese che amo. Per questo scendo in campo come papabile
È consuetudine dal 1389 che il Collegio cardinalizio elegga uno dei suoi membri, ma teoricamente non è necessario che sia un cardinale. I requisiti sono: maschio, celibe, e battezzato. Li rispetto tutti e per questo mi candido
Dunque, il 7 maggio parte il conclave. E da qui alla chiusura delle porte della Cappella Sistina, si gioca la vera partita: la campagna elettorale. A tal proposito: è consuetudine dal 1389 che il Collegio cardinalizio elegga Papa uno dei suoi membri, ma teoricamente non è necessario che sia un cardinale. I requisiti per essere eletti Papa sono: maschio, celibe, e battezzato. Umilmente, faccio notare che sono maschio, attualmente celibe, e sono stato battezzato – a dirla tutta anche comunicato e cresimato. Ho pure fatto il Giubileo a gennaio, confessato comunicato e passato sotto la Porta Santa: dunque godo di indulgenza plenaria, o detta volgarmente “ho fatto il concordato con il Signore”. Questo significa che rispondo a tutti i requisiti necessari per poter essere eletto Papa. E non ritengo che delle usanze che risalgono al 1389 possano in alcun modo rispecchiare i tempi moderni, così mutati. Affido dunque a questo giornale la mia discesa in campo:
“Il Vaticano è il paese che amo. Lì ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Lì ho imparato, dai miei predecessori e dalla vita, il mestiere di Papa. Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi del Soglio pontificio perché non voglio vivere in una Chiesa illiberale, governata da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare. Per poter compiere questa nuova scelta di vita, ho rassegnato oggi stesso le mie dimissioni da ogni peccato, compresi quelli della carne. Rinuncio dunque a Satana per mettere la mia esperienza e tutto il mio impegno a disposizione della Chiesa. So quel che voglio, e ho anche la ragionevole speranza di riuscire a realizzarlo, in sincera e leale alleanza con tutte le parrocchie liberali e democratiche che sentono il dovere civile di offrire al mondo una alternativa credibile alla Chiesa delle sinistre e dei comunisti.
La vecchia curia è stata travolta dai fatti e superata dai tempi. L’affondamento di vescovi e cardinali, schiacciati dal peso degli scandali finanziari e sessuali, lascia il Vaticano impreparato e incerto nel momento difficile del rinnovamento e del passaggio a un nuovo pontefice. Se ho deciso di scendere in campo come Papa, e se ora chiedo di scendere in campo anche ai cardinali elettori, è perché sogno una Chiesa libera. Il movimento religioso che vi propongo si chiama, non a caso, Forza Papa. Ciò che vogliamo farne è una libera organizzazione di preti e di suore di tipo totalmente nuovo: non l’ennesima parrocchia, ma una forza che nasce con l’obiettivo di unire, per dare finalmente alla Chiesa una maggioranza e un governo all’altezza delle esigenze più profondamente sentite dai credenti. La storia della Chiesa è a una svolta. Da uomo e presto da Pontefice, senza nessuna timidezza ma con la determinazione e la serenità che il Signore mi ha donato, vi dico che è possibile farla finita con una Chiesa di prediche incomprensibili, di stupidi riti e di celebranti senza mestiere. Vi dico che è possibile realizzare insieme un grande sogno: quello di una Chiesa più giusta, protagonista in Europa e nel mondo. Vi dico che possiamo, vi dico che dobbiamo costruire insieme per noi e per i nostri figli, un nuovo miracolo. Una moltiplicazione di pani e di pesci, una resurrezione, un trasformazione dell’acqua in vino, poi vediamo quale; comunque un nuovo miracolo. Make Vaticano Great Again!”