Quando la cultura diventa religione

Giuliano Ferrara

I significati di un bacio gay per la chiesa (che si conforma) e per la prima serata Rai (che si nasconde)

Da tempo mi domando perché la questione omosessuale è diventata l’orizzonte intrascendibile del moderno e del postmoderno, perché è su quello, il giudizio di fatto e di valore sull’amore che non dice (non diceva) il suo nome, che si misura il progresso della mentalità contemporanea. Uno dice il cubismo, l’architettura razionalista, le donne, i neri, il rock, l’intelligenza artificiale, che so, invece si torna sempre lì. Basta guardare la Chiesa cattolica per rendersene conto. Ora c’è questa ulteriore polemica asprigna, dopo che sulla liceità del giudizio in materia gay si è giocato da subito il programma morale e pastorale di Papa Bergoglio. Nella contesa con i custodi della fede dell’ex Sant’Uffizio ha evidentemente ragioni da vendere il cardinale di Vienna Christoph Schönborn, che dissente: una volta stabilito che per la Chiesa il matrimonio sacramentale, raro come un uccello in estinzione della Papuasia, è la regola, la regola del magistero, quella regola una Chiesa che sia anche madre non può non trascenderla benedicendo non già l’unione tra persone dello stesso sesso ma le persone sì, quelle sì, certo. Non facile distinguere tra unione e persone quando le persone si uniscono e chiedono la benedizione, ma ci si proveranno, fra tomisti e domenicani una soluzione sono condannati a scovarla, e forse ne hanno i mezzi.

 

E’ più o meno lo stesso problema dell’eucaristia a chi vive nel peccato senza rimedio, i divorziati risposati e praticanti l’amore integrale, bisognosi magari non di un’assoluzione etica ma di un viatico pastorale. Il corpo del Salvatore, con i suoi simbolismi pasquali, torna problema nella Letizia dell’Amore o Amoris Laetitia, in tema di viatico o di benedizioni. Come si dice, non sono fiaschi che s’abbottano. Ma un indizio minimo, lieve, distratto consente forse di rispondere con maggiore precisione alla domanda soggiacente. Perché una grande casa di produzione cattolica, su Rai1 cattolicissima, manda in onda un bacio omosessuale di Leonardo, il genio universale acclamato universalmente; poteva evitare ma non evita, e però si limita a quello contro tutte le regole di sceneggiatura che valgono in ogni altra serie. Al bacio gay non segue tutto il resto del piacere e dell’esercizio fisico dell’amore tra corpi e anime.

 

Chi abbia visto “Fauda” o “Homeland” e tanti altri romanzi a puntate che fanno scuola nel racconto avrà notato che l’amore fisico eterosessuale, il letto, i corpi, il movimento, il compimento sono ingredienti perfettamente integrati nella narrazione, ai quali si ricorre spesso e molto volentieri per nutrirla di umanità e di amore. Anche in ambiti più castigati e pudichi scene di sesso tra uomo e donna sono riverite e accettate. Ma l’amore gay osa soltanto dire il suo bacio, un atto di piacere idealizzato, romantico come si dice, un simbolo in fondo fraterno senza altre conseguenze, anche le più prevedibili in materia. Non si dirà che è misterioso, ma un po’ strano sì. Viene da pensare che la funzione precipua della gay culture è idealizzare l’amore, ricostruirne l’innocenza in un mondo ampiamente e variamente sessualizzato, trasferirlo (ah, le metafore) nell’ambito dei diritti, delle cose buone di ottimo gusto, e far perdere al sesso carnale e familiare, quello che produce figli nell’atto copulativo e produce piacere unitivo, questa è la locuzione ufficiale, oltre che scopo procreativo.

 

Estremismi e radicalismi di pensiero, nella french theory (Foucault) e nell’arte d’avanguardia, si sono provati a far passare il sesso indifferenziato per quel che è, un’esperienza di tutti i sensi. Ma con geniale talento eufemistico, attraverso la predicazione benedicente della necessità e libertà di amare, il pensiero ufficiale e quello liminare e altissimo della religione tenta l’impresa, un bacio e solo un bacio, di restituire a un mondo sessualizzato senza paraventi e ipocrisie un carattere angelico, adolescenziale. Non è la religione che va incontro alla cultura gay, è la cultura gay che esprime l’essenza di un codice di tipo religioso, e la Chiesa non ha che da conformarsi.

 

Di più su questi argomenti:
  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.