Virginia Raggi (foto LaPresse)

Nemesi capitolina

Marianna Rizzini

“Fake news” sul Capodanno, e inversione ordine dei fattori sugli investigatori in Comune

In questi giorni di ribalta per il neopremier Paolo Gentiloni, c’è stato l’attimo di riscossa anche per un altro famoso esponente del gruppo dei “Rutelli boys” (ex collaboratori di Francesco Rutelli). Trattasi di Roberto Giachetti, ex candidato sindaco Pd nella corsa contro Virginia Raggi. L’occasione è giunta due giorni fa quando, sui social network, si è diffusa la notizia che il Comune di Roma, più che consigliare ai romani il Capodanno a Roma, invitava i romani a trascorrere le festività all’estero, con tanto di foto di Parigi. “Il Comune di #Roma invita a passare il Capodanno fuori città. A @Virginia Raggi non interessano i turisti in città?”, twittava Giachetti, vicepresidente della Camera dei Deputati e consigliere comunale. Si scopriva poi che la notizia era in qualche modo “fake news”, e presto si chiariva l’equivoco retrostante: la pagina in questione era un annuncio di un’agenzia convenzionata con l’Ipa, Istituto previdenza e assistenza dei dipendenti comunali. Dunque l’invito era destinato a loro. Eppure il tutto era apparso in qualche modo verosimile (forse per via della precedente querelle sull’albero di Natale del primo Natale con Raggi – albero dimesso anzichenò, come si è detto anche in queste pagine, ma recentemente completato con qualche luminaria e decorazione bianca). Solo che il caso-Capodanno era già scoppiato, con relativa nemesi e inversione dell’ordine dei fattori: i garantisti nei panni degli accusatori (accusa: Raggi ammazza la resa scenografica delle festività); e la non garantista Raggi nei panni dell’accusata.

Eppure il peggio doveva ancora venire: ieri infatti si giungeva a un punto mediaticamente di non-ritorno nell’inchiesta sulle nomine deliberate dalla giunta. Gli investigatori comparivano in Campidoglio per acquisire i fascicoli “relativi alle procedure seguite per dare incarichi dalla sindaca”, nell’ambito di un’indagine “per reato d’abuso d’ufficio” che “allo stato non aveva ancora indagati”. Gli accertamenti erano stati disposti dai magistrati dopo l’esposto presentato dall’ex capo di Gabinetto Carla Romana Raineri e in seguito alle segnalazioni dell’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone (precedente: Raineri è l’ex capo di Gabinetto cui fu revocato il mandato a inizio settembre. In quell’occasione, la stessa Raineri aveva detto: “Lo stipendio non c’entra, pensavo di dover garantire la legalità, ma la verità è un’altra”). Fatto sta che ieri si apprendeva anche che “la Procura voleva verificare” se fossero state “rispettate tutte le norme di legge” o se le nomine nascondessero delle “corsie preferenziali illegali per favorire un candidato a danno di altri”. Ed ecco un’altra inversione dell’ordine dei fattori, con Raggi di nuovo nella posizione in cui di solito si trovano i principali bersagli della brigata trasversale degli indignati non-garantisti (scatenati, specie nel M5s ma non solo, di fronte a ogni inchiesta per abuso d’ufficio, vedi gli innumerevoli casi “Vincenzo De Luca”, governatore campano assolto mesi fa – in appello – nell’ambito di un’inchiesta per abuso d’ufficio e ora però indagato per “istigazione al voto di scambio”).

E ieri Raggi, nella posizione dell’accusata prima di tutto mediatica, si trovava a doversi giustificare, se non come un De Luca, come i cento e mille politici che si trovino al centro di “accertamenti” e a cui però in pochi fanno preventivamente sconti. “La Procura ha chiesto dei documenti”, diceva Raggi ai cronisti, “credo sia un atto dovuto che ha origine nell’esposto presentato da Carla Raineri e pubblicamente annunciato. Abbiamo messo a disposizione tutti i documenti richiesti, non posso dire niente altro essendoci un’indagine in corso… Questa vicenda sta assumendo dei contorni ridicoli. C’è la magistratura che lavorerà a fronte di un esposto denuncia. Per fortuna il pm ha l’obbligo di esercitare l’azione penale. Quando la magistratura chiede atti noi siamo lieti di fornirli. C’è massima trasparenza… E’ simpatico che tutto questo sia stato fatto dall’ex capo di Gabinetto che di fatto è stata nominata con una procedura che io ritenevo illegittima…”. Intanto Beppe Grillo ritwittava il “nulla da nascondere” della sindaca, e pareva veramente il rovesciamento di un mondo. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.