La via Aurelia

Strada contro strada

Marianna Rizzini
Aurelia o Pontina? Due mondi, due vicende, due mari, e ora pure una canzone che spopola sul web.

Più del mare, c’è un momento in cui quello che conta è la strada che porta al mare: Aurelia o Pontina? Coda a singhiozzo e a rischio blocco totale o coda lenta ma con certezza di avanzamento costante? Autogrill con bazar incluso o baretto fané? Fregene-Santa Marinella-Capalbio-Argentario o Anzio-Circeo-Sabaudia-Sperlonga? Due strade, due mondi, a volte anche tre strade e tre mondi (c’è pure la Cristoforo Colombo tra l’Eur e Ostia, ed è la strada che tutti, nei momenti più scriteriati, hanno percorso almeno una volta in motorino, da soli o in due, vivendo l’ebbrezza dell’impresa libera e pericolosa). Non è mai scelta intercambiabile, quella della strada: si sceglie di andare a Sud o a Nord di Roma, e spesso è per sempre. Ogni strada ha i suoi misteri, il suo genius loci, i suoi riti, i suoi aedi e i suoi nemici. Non a caso, quando due anni fa sulla vecchia Aurelia si distese la minaccia-promessa (a seconda dei punti di vista) dell’autostrada Tirrenica – da allungare tout court o da far rientrare in un semplice miglioramento dell’Aurelia medesima?, questo era l’interrogativo – ci fu chi fortemente cercò di resistere al cambiamento.

 

E tra Roma e Civitavecchia, e tra Civitavecchia e la Maremma, il poi realizzato “miglioramento dell’Aurelia” sotto l’egida della Tirrenica fu visto inizialmente come l’inizio della fine. E se gli inglesi in visita non capivano (“perché metterci così tanto quando ci si potrebbe mettere così poco?”, era l’interrogativo del turista), qualcuno tra gli habitué del mare tra Santa Marinella e l’Argentario si opponeva alla “ferita” metafisica della valle che corre tra la collina e il mare. E qualcuno difendeva a casaccio la causa dell’albergatore che non voleva vedersi tagliare in due la piscina, ma anche l’estetica post-industriale degli hangar rimessi a nuovo lungo il ciglio dell’antica Aurelia (ora ristoranti di pesce) oppure lasciati com’erano: monumenti della spesa all’ingrosso di piatti di plastica, sedie a sdraio a due piazze, detersivi mastodontici e diserbanti, poltrone di vimini all’inglese e tovaglie lavabili a fiorelloni. E chi, tra i fan dell’ammodernamento autostradale, diceva “non ci saranno più tutti quegli svincoli pericolosi”, poteva sentirsi rispondere “la rotonda senza semaforo non sarebbe da meno”. Ed era diventato romanzo, quello dell’Aurelia, mentre a Sud, lungo la Pontina, si vociferava di gare italo-spagnole lunga la direttrice Roma-Latina, e sotto il sole ancora forte del rientro da Anzio e Sabaudia i romani esperti di vicende stradali si dividevano in sostenitori di questa o quella cordata, mentre all’orizzonte spuntava l’allora nuovo parco di divertimenti tematico “Cinecittà World” (dove oggi si lamenta la penuria di visitatori causa incendi, e proprio lungo l’affollata strada che porta al mare, sì, ma pure al centro commerciale).

 

Poi, qualche giorno fa, la Pontina ha avuto la sua vendetta sulla più citata e curata Aurelia, e sul web è esplosa “Pontina”, canzone omonima scritta da Emilio Stella, cantautore e pendolare, sulla strada del suo tormento: “Le macchine bruciate, i prati, i campi rom, le fabbriche e le buche, l’odore dello smog…”, con migliaia di visualizzazioni per il refrain: “Pontina-ah-ha…” (il tempismo è stato perfetto: la canzone è uscita nel momento di massima recrudescenza incendiaria ai bordi della carreggiata, anche se poi il cantautore ha raccontato di aver scritto il testo in primavera). E l’odissea dell’automobilista che “ogni mattina dopo la luna …si sveglia e si mette in fila…” fa da contraltare al rito mai morto sulla più nordica Aurelia: la ricerca del momento perfetto in cui, la domenica, tra la calura non spenta e l’imbrunire ventoso, l’imbuto dello svincolo per Viterbo, porta verso la libertà dalle code, magicamente si fa libero.

Di più su questi argomenti:
  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.