Roma litigiosa
Strani casi 1. Se ne parla, in questi giorni, tra il forno, l’edicola, il fioraio, i negozi e i bar di Campo de’ Fiori: che fine faranno le cosiddette “piazzette rubate” delle vie limitrofe, le bellissime piccole corti-rientranze nei vicoli che dalla piazza corrono verso il Tevere, corti-rientranze spesso incorniciate da piante rampicanti, zone pubbliche ma “requisite” arbitrariamente da cittadini che le chiudono con un cancelletto? Bisogna sapere infatti che le cosiddette “piazzette” non sono sempre state privatizzate: molti habitué ricordano di quando, d’estate, la rientranza del vicolo diventava una specie di salotto a cielo aperto per chi – furbo o fortunato – evitava così gli assembramenti turistici notturni sotto la statua di Giordano Bruno. “Ah se fosse mia, questa piazza”, si sentiva dire da registi, artisti, studenti fuori corso e stranieri stregati dall’angolo suggestivo della Roma sparita. A forza di dirlo, qualcuno è passato ai fatti (inquilini, proprietari, consorzi di proprietari?). E allora si indaga, si parla, si sparla, si invidia molto (altro che Affittopoli), e poi si scopre che alcuni residenti sono stati autorizzati da una convenzione e dal Municipio. Motivo: garantire la sicurezza ed evitare bivacchi (sicurezza fai-da-te, così pare, e il Corriere della Sera locale riflette polemicamente sulla “resa” e sull’affidarsi per l’ordine pubblico ai “cittadini-portinai”).
Strani casi 2. C’è Ornella Vanoni pronta a cantare (domani) al Parco della Musica, e dire Vanoni a Roma è come dire che a Roma scende una certa Milano. La Milano perduta del boom economico, immagine rarefatta ma ancora presente nell’immaginario collettivo. Poi però Ornella Vanoni si fa intervistare da Repubblica, e si apprende che oggi non è assolutamente una di quei milanesi che, nei giorni pre e post Expo, gridano al mondo la loro gioia per non essere più cittadini della “seconda città d’Italia” in cui i romani emigravano (obtorto collo e per lavoro), ché Milano oggi ha potuto sperimentare l’innalzamento di grado a capitale morale (grazie anche alle parole del presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone che, qualche mese fa, aveva appunto lodato Milano a scapito della Roma priva di “anticorpi” di fronte all’emergenza criminalità). No, Ornella Vanoni oggi non solo si dimostra innamorata comunque di Roma (“difficile scalfirla”, la città “ironica e cinica”, dice), pur vedendola un po’ “trascurata”). E non solo è nostalgica di quando, negli anni Settanta, a Roma si era “divertita come una pazza”, frequentando un gruppo di amici più pazzi di lei, Renato Zero in testa. Vanoni contraddice pure tutti gli inni pro Milano che risorge appunto dall’Expo, e dice, inaspettatamente, che sì, Roma avrà pure qualche problema, ma “pure Milano non è messa bene, ed è anche meno grande”. (E i romani sorridono all’idea, ché di questi tempi si viene sempre associati all’ormai mitologico contenitore di orrori veri ma spesso anche presunti che va sotto il nome di “Mafia Capitale”, e non soltanto nelle conferenze stampa dei candidati consiglieri e sindaci a cinque stelle).
Strani casi 3. Un sito-blog che raccoglie idee, proposte e opinioni di professionisti e cittadini comuni su come modernizzare Roma. Si chiama “Wikiroma” (www.wikiroma.it), e ieri ha presentato una ricerca su “La Vita dei Romani” firmata da Antonio Preiti e svolta attraverso la rielaborazione dei dati Istat su alcuni aspetti della vita quotidiana nella capitale e in altre grandi città. I risultati dicono che Roma è prima in sette ambiti: è la città dove ci vuole più tempo per andare a lavorare (31 minuti); la città dove la gente in assoluto usa meno i mezzi pubblici (35 per cento); la città più litigiosa (il 18 per cento della popolazione ha una causa civile aperta); la città dove si attende di più agli sportelli comunali (il 28 per cento più di mezz’ora); la città dove c’è la maggiore fiducia verso gli altri (il 14 per cento si aspetta che uno sconosciuto restituisca un portafogli smarrito – dato incredibile); la città dove è più forte il sostegno della famiglia (55 per cento); la città che consuma più cultura (19 per cento).


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