Cassonetto di guerra

Marianna Rizzini
A Roma non più di umani ma d’animali si parla, mentre il Commissario importa milanesi

    Non guerra dei topi e delle rane, come nell’antico poemetto greco studiato a scuola, l’impronunciabile “Batracomiomachia”, bensì guerra dei gabbiani contro i piccioni e dei topi contro i gabbiani e dei gatti contro i cani (tutti a litigarsi resti di spazzatura tra fontane, cassonetti e giardinetti, così pare): a Roma, in mancanza d’altro (tipo l’evento politico e/o culturale) non più di umani ma d’animali e solo d’animali si parla: ci si è messo anche il misterioso svenimento di un’elefantessa di un circo in zona Boccea. E dopo la cosiddetta “emergenza guano” sul Lungotevere, con squadre di pulitori ed ornitologi in azione, si è scoperta, in questi giorni, l’emergenza roditori sotto Castel Sant’Angelo, dove la presenza di un parco e soprattutto di un parco-giochi alimenta fantasie horror da “Pifferaio di Hamelin”, con l’immaginazione dei genitori che corre angustiata, confondendo in un incubo preventivo bambini e ratti, ratti e bambini, e alla fine c’è sempre qualche allarmista ecologico che dà la colpa, tanto per non sbagliare, “all’effetto serra”. E dove ti giri è tutto un discettare di nuove piaghe zoologiche, forse bibliche (tipo i gabbiani agguerriti attorno alle fontane in zona Prati che, altra scena di terrificante potenza cinematografica, pare interferiscano con il percorso degli autobus). E persino il Tassista collettivo, suggestionato dalla penuria di turisti, si è messo in testa che Roma non finirà pedonalizzata come nei migliori sogni dell’ex sindaco Ignazio Marino, ma invasa da volatili, scarafaggi e pantegane (e però sempre meglio che invasa dalle macchine del car sharing, è il concetto in voga presso le piazzole taxi del centro storico). Quando poi in Piazza Navona, il giorno della Befana, si è visto spuntare un tendone della Croce Rossa al posto dei soliti banchi dei croccanti e dei torroni (motivazione: il decoro e il pasticciaccio dei bandi, infine risolto – ma per il Natale 2016), gli allarmisti si sono sentiti quantomeno rincuorati: “Meno male che c’è la Croce Rossa, con tutti i motociclisti che cadono per via del guano!”. Pioveva, non arrivava l’Arca di Noè, non arrivano i bambini, non arrivano i genitori; in compenso scompariva dalle cronache e dal chiacchiericcio persino la tanto evocata Mafia Capitale, nonostante l’arrivo delle prime sentenze. Unica eccezione al discorso zoologico, i saldi: la gente ci va? Non ci va? Che fa? Poi è giunta la notizia del giorno: nella Roma commissariata si cercano negozi con riscaldamento troppo alto, e li si multa senza indugio e senza pietà.

     

    [**Video_box_2**]E però sottotraccia, ad altri livelli (tipo il livello di chi vorrebbe far politica con qualsivoglia forza o partito), si teme l’invasione non dei topi, non dei gabbiani, non degli storni, ma dei cosiddetti “milanesi” (uomini e donne non necessariamente nati a Milano, ma a Milano vissuti abbastanza per assumere le caratteristiche – pregi, difetti o piglio – del milanese tipo). Si è saputo infatti che il prefetto commissario Francesco Paolo Tronca, l’uomo giunto dal nord e dall’Expo per essere, sulla carta, un defilatissimo Caronte (colui che traghetterà Roma nell’altrove del dopo-Marino, si diceva), ha, come ha scritto il Corriere della Sera in edizione locale, allargato la “cerchia” di consulenti a gente venuta come lui da lassù, sconosciuta in Campidoglio ma nota in ambienti meneghini – e anche questo ha scatenato immaginazione e ansie da film dell’orrore: tagliatori di teste? supervigili? megaprefetti? Tanto che a questo punto c’è chi, a Roma, si interroga sulla sorte cinica e bara che vuole i cittadini della Città Eterna governati, seppure temporaneamente, da un tecnico sceso dalle nebbie cui riesce un’operazione poco vista in natura: importare i milanesi a Roma con la rapidità con cui solitamente si esportavano (o autoesportavano) i romani a Milano.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.