La CO2 spaventa i bambini

Piero Vietti

Roba da "1984", dicono.

    Quando si alza il tono dello scontro si ammettono implicitamente delle difficoltà. Così il governo inglese guidato da Gordon Brown (che due giorni fa spiegava che se a Copenaghen non si raggiungerà un accordo la Terra ha i giorni contati) ha messo in onda uno spot dedicato ai bambini sui pericoli che derivano dalla produzione di CO2. Non riuscendo ad avere presa sugli adulti nonostante i messaggi sui media siano a senso unico (tutti i sondaggi dicono che la gente è più preoccupata di economia e terrorismo che dei cambiamenti climatici) provano a spaventarli fin da piccoli: nel commerciale andato in onda questa settimana si vede un papà che racconta la favola della buonanotte alla piccola figlia che ascolta la storia con volto spaventato: “Cera una volta un paese in cui il clima era diventato molto molto strano”, dice il babbo; gli scienziati avevano detto che la colpa era della CO2 e che per questo molte città sarebbero state sommerse e i bambini avrebbero perso i loro cuccioli travolti da catastrofi naturali. Come combattere tutto questo? Ad esempio spegnendo la luce in camera quando non serve. “C'è un lieto fine?”, chiede la bimba spaventata. “Dipende da te”, risponde la voce fuori campo. Oltre alla grossolanità della soluzione prospettata nello spot, questa campagna (costata sei milioni di sterline al governo britannico) ha scatenato le ire di moltissimi genitori oltre che dell'opposizione conservatrice: “Una pubblicità – ha detto Philip Davies – che rivela quanto logoro sia il punto di vista del governo se decide di spaventare i ragazzini per combattere il cambiamento climatico”. Ma il portavoce del dipartimento per il cambiamento climatico ha risposto che “per proteggere la prossima generazione dobbiamo motivarla”. Appunto, non terrorizzarla. Senza giri di Parole, Philip Stot, Professore emerito di Biogeografia all'Università di Londra, al Times ha fatto analogie con "1984" di George Orwell: a campagna del mostro è "un tentativo di controllare le menti con l'immagine di una guerra infinita". 

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.