(foto LaPresse)

Ecco perché si è ristretto pure il “global warming”

Piero Vietti

Mentre l’Italia si appresta ad affrontare un’Epifania nella “morsa del gelo” e non c’è giorno senza nuovi record di temperature sotto zero, arriva un’altra sberla al sempre più malconcio fronte dei convinti sostenitori dell’origine antropica del riscaldamento globale. Non è l’isolato studio di uno scienziato di qualche sperduta università, ma un rapporto depositato al Senato americano firmato da 650 scienziati di tutto il mondo che contesta la dottrina che tanto ha fatto guadagnare al premio Nobel Al Gore.

Mentre l’Italia si appresta ad affrontare un’Epifania nella “morsa del gelo” e non c’è giorno senza nuovi record di temperature sotto zero, arriva un’altra sberla al sempre più malconcio fronte dei convinti sostenitori dell’origine antropica del riscaldamento globale. Non è l’isolato studio di uno scienziato di qualche sperduta università, ma un rapporto depositato al Senato americano firmato da 650 scienziati di tutto il mondo che contesta la dottrina che tanto ha fatto guadagnare al premio Nobel Al Gore. Lo segnala un articolo su svipop.org, sito attento a trattare in modo non ideologico quanto riguarda ambiente, sviluppo e popolazione: il lungo elenco di fisici, geologi, meteorologi e professori si ingrossa di giorno in giorno, trovando nuovi firmatari soprattutto tra chi fino a pochi mesi fa era acceso sostenitore della crociata contro l’anidride carbonica. E’ il caso di chi collabora o ha collaborato con l’Ipcc, il panel intergovernativo dell’Onu il cui ultimo rapporto sul clima è il libro sacro dei catastrofisti di ogni continente.

Nel rapporto depositato al Senato si legge cosa i professori pensino di queste teorie: il chimico e fisico giapponese (e collaboratore dell’Ipcc) Itoh Kiminori, ad esempio, dice che “i timori per il riscaldamento sono il peggior scandalo scientifico della storia… quando la gente capirà la verità, si sentirà ingannata dalla scienza e dagli scienziati”. Per il chimico finlandese ed ex membro di Greenpeace Jarl R. Ahlbeck “non ci sono dati reali che diano modo di preoccuparsi di un futuro riscaldamento globale”, mentre per il fisico norvegese e consigliere dello Space Centre di Oslo Paal Brekke “chiunque affermi che il dibattito è finito e che le conclusioni sono chiare ha un approccio chiaramente non scientifico”.

Che a pensarla così non siano in pochi lo sostiene lo scienziato dell’atmosfera Stanley B. Goldenberg: “E’ una clamorosa bugia portata avanti sui media che fa sembrare che esista solo un piccolo gruppo di scienziati che non si accodano alla teoria del global warming antropogenico”. Hajo Smith, ex membro dell’Ipcc e sostenitore della teoria, era stato invitato da Gore ad approfondire le sue teorie. L’ha fatto, e dice: “Mi sono rapidamente e solidamente trovato nel campo degli scettici. I modelli climatici al massimo possono essere utili per spiegare i cambiamenti dopo che sono avvenuti”. Così, mentre il fisico Philip Lloyd (coordinatore degli autori dell’Ipcc) assicura che sta preparando “uno studio sui rapporti dell’Ipcc e dei Sommari per i politici, per spiegare in che modo i Sommari hanno distorto la scienza”, il fisico dell’atmosfera ed ex membro del centro di ricerca spaziale di Pittsburgh James A. Peden spiega che “molti scienziati stanno cercando un modo per tornare indietro silenziosamente dal promuovere le paure del riscaldamento senza vedere rovinate le loro carriere”. D’altra parte, dice il paleontologo argentino Eduardo Tonni, “l’allarmismo sul riscaldamento globale ha la sua giustificazione nel fatto che è qualcosa che genera fondi”. Così il vice cancelliere dell’Institute of Science and Technology dell’Università di Chubu in Giappone, Takeda Kunihiko: “Le emissioni d CO2 non fanno assolutamente differenza in un modo o nell’altro. Qualsiasi scienziato lo sa, ma dirlo non paga”.

Anche il premio Nobel per la Fisica Ivar Giaever è scettico: “Il riscaldamento globale è diventato una nuova religione”, dice. “Per quanti anni il pianeta dovrà raffreddarsi prima che si cominci a capire che non si sta scaldando?” si chiede il geologo dell’Università di Uppsala David Gee. A questa domanda però i catastrofisti più attenti già hanno cominciato a rispondere, con un trucco vecchio ma efficace: il cambio del nome della teoria. Di fronte alla difficoltà di spiegare, ad esempio, le nevicate in Sudafrica di questi giorni (ma senza avere la spudoratezza degli studiosi di Birmingham che qualche giorno fa hanno detto che i gas serra provocheranno un’era glaciale a causa del riscaldamento globale) si è cominciato a non parlare più di “global warming”. Lo spiega Richard Keen, climatologo dell’Università del Colorado: “La Terra si sta raffreddando dal 1998 malgrado le previsioni dell’Ipcc. La temperatura globale per il 2007 è stata la più fredda del decennio e la più fredda del millennio. Questo spiega perché il ‘riscaldamento globale’ adesso si chiama ‘cambiamento climatico’”.

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  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.