I sogni rivoluzionari di Grillo si sciolgono davantio a Montecitorio

Massimo Bordin
Nessun muro umano ad assediare la Casta rinchiusa nel Palazzo.

    La notte del 6 febbraio 1934 resta memorabile per Parigi e, tutto considerato, di questi tempi si farebbe bene a pensarci anche dalle nostre parti. La manifestazione davanti al Parlamento, come era previsto e cercato, degenerò. Vi furono morti perché la polizia sparò ma anche i dimostranti usarono le armi oltre agli slogan che erano i più vari. “A morte i ladri, abbasso gli ebrei, la Francia ai francesi” scandivano i militanti dell’Action Française e dei Camelots du Roi. Lo scandalo Stavisky era stato stato il detonatore di un manifestazione  che aveva mobilitato contro il Parlamento non solo l’estrema destra. Intorno al Palais Bourbon sfilava un altro corteo con le bandiere del partito comunista e la sobria parola d’ordine “Des Sovièt partout”, i Soviet dovunque. Ma la Terza Repubblica, almeno per il momento, si salvò grazie ai socialisti che chiamarono allo sciopero generale. Altri tempi. La giornata fu comunque storica. Come avrebbe dovuto essere quella di ieri, di fronte e dentro Montecitorio, secondo il capocomico che aveva convocato le masse attraverso il sacro blog. Non è andata così. Nessun muro umano ad assediare la Casta rinchiusa nel Palazzo. Poca gente ha risposto all’appello ed è stata stancamente arringata da Di Battista mentre nel Palazzo Sel e Fassina, che non è Thorez che pure non era un genio, votavano insieme a Di Maio e Brunetta. Sbaglierebbe però il governo a pensare di aver vinto. Ha solo perso Grillo che per segnare la giornata può comunque vantare la denuncia della “congiura dei frigoriferi”. Se crede.