L'ex primo ministro olandese Dries van Agt e sua moglie Eugene - foto via Getty Images

Il punto

Dalla Scozia al Belgio, "l'eutanasia dei vecchi" (con oppositori insospettabili)

Giulio Meotti

In Europa si apre la nuova frontiera. Anche l'ex primo ministro olandese e sua moglie hanno scelto la “morte gentile”. Si riaccende il dibattito su questa pratica e sull'invecchiamento della popolazione. "Con la senescenza occidentale, il tabù cadrà", scrive Matthew Parris sul Times

Come Stefan Zweig e la moglie Lotte, il 5 febbraio scorso l’ex primo ministro olandese Dries van Agt, già leader sia del Partito popolare cattolico sia di quello cristiano-democratico, è morto tenendo per mano la moglie Eugenie nella sua città natale di Nijmegen. Entrambi avevano 93 anni; la coppia di anziani ha scelto di morire per eutanasia. “Non potevano vivere l’uno senza l’altra”.
 

“Il nostro interesse per la morte assistita riflette una consapevolezza inconscia che semplicemente non possiamo permetterci la senescenza estrema che la nostra società sta producendo e questa è una buona cosa”. Così scrive Matthew Parris in un articolo sul Times che ha fatto scalpore. L’ex parlamentare conservatore immagina l’eutanasia come una soluzione all’invecchiamento di massa che investe l’occidente.
 

“In Europa e Nord America siamo sempre più gravati da bassi tassi di natalità e da un’elevata longevità” scrive Parris sul Times. “Sono passati più di dieci anni da quando in Giappone le vendite di pannolini per anziani hanno superato quelle di pannolini per neonati. Qui in Gran Bretagna è diventata una barzelletta comune il fatto che il nostro paese sia diventato un enorme servizio sanitario e un annesso settore delle case di cura, con lo stato come mera appendice, e non il contrario. Un tabù verrà eliminato, ciò che oggi è criminale potrebbe domani diventare un’opzione triste ma consentita in un numero di circostanze speciali e dolorose, ma nel giro di un decennio o più sarà vista come una strada normale da intraprendere per molti, considerata socialmente responsabile e persino, alla fine, incoraggiata dalle persone”.
   

“Tutto il merito va a Parris per aver sostenuto onestamente la causa del suicidio assistito”, gli ha risposto Danny Kruger dei parlamentari Tory pro life, che ha evocato “Una proposta modesta”, riferendosi al saggio satirico di Jonathan Swift del 1729 che suggeriva agli irlandesi affamati di risolvere i loro problemi vendendo i propri figli perché fossero mangiati.
 

Ma anche sul liberal Guardian, Sonia Sodha si domanda se il “diritto di morire” non si stia trasformando in un “dovere di morire”. E anche l’ex leader del partito di estrema sinistra Scottish National Party, Nicola Sturgeon, ha messo in guardia dai gravi pericoli del suicidio assistito. Sturgeon, che si è dimessa dalla carica di Primo Ministro scozzese all’inizio dello scorso anno, ha detto:  “Sarà impossibile garantire adeguatamente che nessuno alla fine della propria vita senta un certo grado di pressione per cui potrebbe essere meglio per gli altri che lui non sia qui”.
 

Nel suo libro “Le Dernier Soir”, Thomas Misrachi racconta di come ha accompagnato un’amica di 77 anni che voleva uccidersi. Si tratta della vice presidente dell’Associazione per il diritto a morire con dignità, Jacqueline Jencquel, che ha deciso di ricorrere all’eutanasia non perché malata, ma perché si rifiutava di invecchiare a 78 anni. Marc Chagall dipinse l’Opera di Parigi a 77 anni, Giuseppe Verdi compose il “Falstaff” a 80, Claude Monet completò “Il ponte giapponese” a 82 e Martin Scorsese “Killers of the Flower Moon” a 81 anni. Ma nella nuova frontiere dell’eutanasia, quella dovrebbe essere l’età del congedo dal mondo e della strada per il crematorio.

  

La proposta di Van Gorp

Un rapporto dell’Ufficio del bilancio parlamentare del Canada, pubblicato con poca clamore nel 2020, ha stimato che il risparmio netto per il sistema sanitario derivante da soli 6.465 decessi nel programma di eutanasia ammonterebbe a 86,9 milioni di dollari. Considerando che da allora il Canada ha registrato 45mila casi, si stima che il sistema sanitario canadese abbia risparmiato più di 604 milioni di dollari.
  

E anche in Belgio arriva la proposta di una forma “più dolce” di eutanasia: “Esaudire i desideri di chi non vuole più vivere”. Luc Van Gorp, presidente dell’Alleanza nazionale delle mutue cristiane (il maggiore fondo sanitario del paese, 4.5 milioni di assicurati), invoca soluzioni radicali contro l’invecchiamento. Crede che a chi è stanco di vivere debba essere data la possibilità di realizzare il proprio desiderio. I liberali e i verdi fiamminghi accolgono  con favore l’apertura di Luc Van Gorp. “L’eutanasia funziona bene per le persone che soffrono insopportabilmente” dice Van Gorp. “Ma dovrebbe esserci anche una forma più gentile, per le persone che sentono che la loro vita è finita. So che è un argomento delicato, ma dovremmo avere il coraggio di tenere questo dibattito”. Eccome, se si terrà. Sarà la nuova modesta proposta.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.