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Bandiera Bianca

Gli studenti imparano a voler bene a qualcuno se qualcuno ha voluto bene a loro

Antonio Gurrado

Se si impone l'educazione affettiva come un contenuto manualistico calato dall'alto, i ragazzi la useranno sempre come strumento estraneo. Se invece si propone come atteggiamento implicito, l'apprendimento sarà più profondo

Concordo appieno con quanto sostenuto ieri da Massimo Recalcati su Repubblica, ossia che l’educazione affettiva non si possa insegnare a scuola come una qualsiasi materia, ad esempio la grammatica. Aggiungo anzi che bisognerebbe insegnare l’educazione affettiva – e in genere l’ormai vetusto concetto di  avere rispetto degli altri, comprenderne le scelte e soprattutto lasciarli in pace – esattamente come a scuola si insegna la grammatica. Non sono impazzito, né è un paradosso. Quando si va a scuola, ci sono infatti due modi uguali e contrari di imparare qualcosa, compresa la grammatica. Nel primo, il docente prende un manuale, o un suo equivalente, e ne riversa i contenuti sugli studenti, i quali li imparano più o meno a memoria e li ripetono più o meno meccanicamente, conficcandoseli nella testa in modo più o meno solido e mirando a prendere un voto più o meno alto. È il modello secondo cui si imparano le coniugazioni dei verbi, le irregolarità dei sostantivi, la struttura dell’analisi logica e così via, applicando poi la teoria nel momento in cui è necessario metterla in pratica. Nel secondo metodo, il docente dà il manuale per scontato e ne applica direttamente i dettami di fronte agli studenti, i quali li apprendono istintivamente e per certi versi inconsapevolmente, senza pensare al voto e ritrovandosi a comportarsi nel modo corretto perché è quello che hanno visto mettere in atto. È il modello secondo cui gli studenti sanno la grammatica perché il docente sa la grammatica, non perché gliela insegna. Vale lo stesso per l’educazione affettiva. Se la si propone come contenuto manualistico calato dall’alto, non basteranno le ottime intenzioni degli specialisti a renderla istintiva per gli studenti: la utilizzeranno sempre come strumento estraneo, sforzandosi di fare bella figura. Se la si propone invece come atteggiamento implicito e scontato, l’apprendimento sarà molto più rapido e profondo; gli studenti imparano a voler bene a qualcuno se qualcuno ha voluto bene a loro, non se qualcuno ha detto che bisogna voler bene a tutti.

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