
Dina Ercilia Boluarte Zegarra (foto Ap, via LaPresse)
Bandiera Bianca
Cosa non va nelle motivazioni della destituzione della presidente del Perù
Dina Ercilia Boluarte Zegarra è stata sottoposta a impeachment per “incapacità morale permanente”, accusa tanto più grave se si analizza il significato di ogni singola parola
Non capisco nulla di politica peruviana, quindi mi perdonerete se mi limito a un’analisi lessicale riguardo alla destituzione di Dina Ercilia Boluarte Zegarra. La prima presidentessa del paese sudamericano è stata infatti sottoposta a impeachment per “incapacità morale permanente”, accusa tanto più grave se si analizza il significato di ogni singola parola.
Anzitutto, “morale”: è la spia della pretesa, da parte dei governati, che i governatori siano buoni; è la testimonianza che gli elettori continuano a vivere in un mondo fatato in cui gli eletti sono sant’uomini, o in un passato immaginario in cui a chi detiene la sovranità spetta il compito di benefico elargitore; è la prova che Machiavelli è stato definitivamente sconfitto. Quindi, “incapacità”: significa che la presidentessa non è malvagia perché lo desidera, bensì perché proprio non riesce a seguire un’etica; sottintende l’ammissione che non sia in grado di comportarsi bene allo stesso modo in cui un sordo non è capace di sentirci o un daltonico di distinguere il rosso. E allora, perché fargliene una colpa? Infine, “permanente”. È ovvio che tutti noi siamo incapaci morali, prima o poi, chi più chi meno; ci sono delle buone azioni che non riusciamo a compiere, nonostante gli sforzi, e ci sono delle abiezioni alle quali non siamo capaci di resistere; è il legno storto dell’umanità, di cui scriveva Kant e di cui tanto si è parlato proprio su questo quotidiano. Ciò nondimeno, ciascuno di noi cerca di emendarsi e di cavarsela come può, dibattendosi fra alti e bassi, dando per scontato il presupposto che la nostra incapacità morale, per quanto costante, non vada considerata irrimediabile, altrimenti diverremmo dei reietti. Troviamo permanente soltanto l’incapacità morale degli altri.

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