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Bandiera Bianca

Il cielo gentile di Paolo Sottocorona

Antonio Gurrado

Un ricordo personale del meteorologo che sapeva coniugare rigore scientifico e garbo umano

Mi lega a Paolo Sottocorona un ricordo tramite intermediario, che mi ha dato un’idea del suo garbo. Mia madre nutre da sempre un terrore irrazionale dei temporali e, per comprendere se fosse giustificato, un giorno aveva spedito una mail al meteorologo de La7 chiedendogliene ragione (abbiamo, in famiglia, una certa mania di grandezza). Del resto, la meteorologia è una scienza atavica, che prima di ogni altra ha indotto l’uomo a interrogarsi sull’avvenire, a cercare di prevederlo calcolando rischi e benefici: è quindi la scienza della paura e della speranza, foss’anche limitata agli acquazzoni sul nostro weekend. Sottocorona le rispose spiegando, da un lato, gli effettivi rischi delle scariche elettriche, dall’altro, la contenuta incidenza statistica delle conseguenti disgrazie. Adesso mia madre ha tuttora terrore dei temporali, ma si tratta di un terrore più circostanziato e competente. Sottocorona sarà invece da qualche parte nel cielo di cui ci ha parlato ogni giorno e lì, mi auguro, ci sarà qualcuno che ricompenserà in lui la dote più importante per uno scienziato: la conoscenza tecnica, certo, il potere di previsione che ne deriva, ci mancherebbe, ma soprattutto il loro utilizzo congiunto per smussare lo sgomento degli esseri umani di fronte a un universo tanto più grande di noi.

 

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