
LaPresse
Bandiera Bianca
Il problema della commistione tra slogan politici e religiosi sta tutto nella croce trascinata come un trolley
Ai funerali di Charlie Kirk c'era un'enorme croce, ma ai più attenti non è sfuggito il congegno meccanico che tradiva il senso stesso della croce. Eppure così diventa un mero strumento funzionale, da accantonare una volta che non serve più
Steve Bannon lo chiama “nazionalismo cristiano” e preconizza che sarà un movimento ancora più irruente dei Maga; Polly Toynbee lo definisce “evangelismo estremo all’americana” e lo riduce a cosplay, una di quelle mascherate adolescenziali in cui gli adulti si conciano come i personaggi dei cartoni animati, allo stesso modo in cui il sostegno all’estrema destra si traveste da devozione – in alcuni casi alla lettera, proprio indossando il costumino da crociato come se si fosse a Edessa nel 1097. Io propongo che optiamo per il nome “cristianesimo a rotelle”, in riferimento alla croce portata da un supporter ai funerali di Charlie Kirk. Era un’enorme croce, certo, ovvero il simbolo cristiano per eccellenza, facilmente riconoscibile e impossibile a equivocarsi; nascosto però sotto la base, visibile soltanto a un occhio attento, c’era un congegno meccanico che tradiva il senso stesso della croce e la rendeva né più né meno che un’ennesima maschera, come quella da templare o da sciamano, indossata da qualcuno che non è né templare né sciamano. Una croce anche più piccola, portata a spalla, sarebbe stata una croce vera, un tentativo di imitatio Christi che non sta a noi passanti giudicare; trainata come un trolley, benché gigantesca, diventa invece un mero strumento funzionale, da accantonare una volta che non serve più. È sufficiente a farci capire che il problema dell’insana commistione fra slogan politici e slogan religiosi contradittori fra loro, in America e in Europa, non sta affatto nel cristianesimo né, tanto meno, nella croce; risiede tutto quanto nelle rotelle dei supporter.