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Bandiera Bianca

Il dialogo tra Schlein e Ardern ricorda quello del kolchoziano con i pugliesi

Antonio Gurrado

Forse questo è il succo della storia politica d’Italia dal dopoguerra a oggi: un partito che cambia nome, cambia leader, cambia ideologia, cambia perfino lingua, ma sta sempre bene attento al fatto che i suoi elettori non capiscano mai cosa dice

Abito vicino al Corvetto, quindi sto rimpiangendo di non essere andato a vedere il confronto fra Elly Schlein e Jacinda Ardern alla locale Festa dell’Unità – mi ha fatto sbellicare l’articolo di Salvatore Merlo che descrive le due relatrici impegnate in una serrata conversazione in inglese, senza traduzione, di fronte a un pubblico, diciamo così, popolare. Mi ha ricordato un episodio di circa ottant’anni fa che Giovannino Guareschi aveva riferito in “Giro d’Italia”, la sensazionale rubrica che teneva su Candido firmandosi con lo pseudonimo “Il Forbiciastro”. Ritagliando giornali qua e là, Guareschi si era imbattuto in una notizia da Gravina in Puglia, verace terra agricola dove ho avuto l’onore di vivere da ragazzo: la conferenza di un kolchoziano venuto a magnificare in russo il sistema di coltivazione sovietico, di fronte a un pubblico composto esclusivamente di braccianti dialettofoni.

Se Merlo racconta che al Corvetto gli spettatori si sforzavano di applaudire quando vedevano la segretaria del Pd sorridere, Guareschi riferiva che a Gravina gli spettatori avevano applaudito convintissimi ogni volta che il delegato del Pci faceva un cenno. Forse questo è il succo della storia politica d’Italia dal dopoguerra a oggi: un partito che cambia nome, cambia leader, cambia ideologia, cambia perfino lingua, ma sta sempre bene attento al fatto che i suoi elettori non capiscano mai cosa dice.