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BANDIERA BIANCA
Meglio morire giovani e felici che vecchi e tristi
Il genoma ci promette di vivere a lungo, ma non siamo esseri puramente biologici: se anche ce la spassiamo sottraendoci qualche anno o qualche decennio rispetto alla vita massima concepibile, non stiamo tradendo la nostra essenza più di quanto non la stiamo in realtà realizzando
Stamane in radio ho sentito un conduttore domandare a un gerontologo: “Dove stiamo sbagliando?”. Si parlava della possibilità di prolungare indefinitamente la vita, come vagheggiato nella rêverie di Putin e Xi Jinping a passeggio, e del fatto che il nostro genoma sia programmato per farci arrivare fino a centovent’anni, quando invece gli anni della vita – come dice il salmista – sono settanta, ottanta per i più robusti (anche novanta, va’). Quindi, si chiedeva giustamente il conduttore, vuol dire che evidentemente non stiamo facendo qualcosa per il verso giusto.
Non so riferirvi la risposta del gerontologo, un po’ perché non ci capisco nulla e un po’ perché, anziché ascoltarlo, mi son messo a pensare: ma dobbiamo arrivare per forza a centovent’anni? Per fare che? Se anche il nostro genoma è programmato per farci durare così a lungo, non è che siamo esseri puramente biologici, il cui senso consiste nell’obbedire al genoma; siamo anche esseri psicologici e spirituali, sociali ed economici, quindi, se anche ce la spassiamo sottraendoci qualche anno o qualche decennio rispetto alla vita massima concepibile, non stiamo tradendo la nostra essenza più di quanto non la stiamo in realtà realizzando. Non mi capita mai di passeggiare con Putin e Xi Jinping, quindi non ho occasione di confutarli riferendo quanto Petronio raccontava della Sibilla Cumana che, ridotta a una larva dopo avere ottenuto il dono dell’immortalità, nutriva un unico desiderio: “Voglio schiattare”. Purtroppo, però, anziché leggere il Satyricon per morire giovani e felici, pensiamo al genoma per morire vecchi e tristi: ecco, appunto, dove stiamo sbagliando?



Bandiera Bianca