
Keir Starmer e Angela Rayner (LaPresse)
Bandiera Bianca
Dichiarazione d'amore ad Angela Rayner
La vice del primo ministro inglese Keir Starmer è sotto inchiesta per una tassa mal pagata. Sogno che il buon senso prevalga sempre, perché non è stato fatto l’uomo per la legge, ma la legge per l’uomo
Questa è una dichiarazione d’amore ad Angela Rayner, vice del primo ministro britannico, che forse verrà giubilata già mentre scrivo per avere pagato solo una parte dell’imposta di bollo sull’acquisto della seconda casa, che lei credeva fosse la prima, avendo ceduto la precedente a un trust intestato al figlio. Non entro nel dettaglio burocratico della querelle, che altri hanno titolo di spiegare meglio di me, ma mi limito a notare che Angela Rayner è nata da una donna analfabeta e bipolare, ha dovuto abbandonare gli studi perché rimasta incinta a sedici anni, si è data da fare per mantenerlo lavorando come caregiver, successivamente ha avuto un figlio disabile e, due anni fa, ha divorziato, alternandosi col marito per vivere una settimana ciascuno col ragazzo, immagino con grande sacrificio personale cui non ha mai fatto particolare pubblicità (è per tutelare il figlio a lungo termine che ha devoluto la prima casa al trust).
Ciò nonostante è riuscita ad affermarsi prima come sindacalista e poi come politica, diventando la numero due del partito laburista e del conseguente governo Starmer: la sua vita complicata è, come quella di Giorgia Meloni, una splendida storia di sinistra, la dimostrazione che di tanto in tanto la democrazia funziona come occasione di riscatto. Eppure proprio i tabloid popolari sono da sempre stati suoi acerrimi nemici, accusandola di andare in vacanza o di bere l’occasionale bicchierino con gli amici, come faceva notare qualche giorno fa Zoe Williams in un articolo perfetto sul Guardian; adesso, però, proprio dal Guardian è partita l’inchiesta sulla tassa mal pagata. Purtroppo, quando il dito indica la luna, lo stolto guarda il pagamento dell’imposta di bollo, e si mette a sindacare sul fatto che Angela Rayner non potesse non sapere che la cessione della prima casa al trust non la esentava dal pagare un’imposta di bollo più elevata sull’acquisto della seconda (lo stolto, evidentemente, non ha un commercialista; il commercialista dello stolto, evidentemente, non commette mai errori, peraltro rimediabili con un altro versamento).
Ora, questa è una dichiarazione d’amore ad Angela Rayner e io, come tutti gli innamorati, sogno: sogno che sia l’occasione per rivendicare che le storie personali sono tutte troppo complicate per poter essere ingabbiate dal diritto familiare, figurarsi dal diritto tributario; che il buon senso deve prevalere sempre, perché non è stato fatto l’uomo per la legge, ma la legge per l’uomo; che lo Stato non può spremere i cittadini pretendendo la conoscenza di commi arzigogolati che fanno sbattere la testa contro il muro anche a insigni specialisti, perché non ci si capisce nulla. Se Angela Rayner lo facesse, la sua diventerebbe anche una splendida storia di destra.