Foto Ansa

BANDIERA BIANCA

La voce del Papa

Antonio Gurrado

Senza telecamere e monitor il Pontefice è un omino piccolo piccolo e la sua benedizione non si sente. Eppure nei secoli scorsi i fedeli si inginocchiavano come un solo uomo. Oggi che le sue parole arrivano forte e chiaro qualcosa è cambiato

Nel 1833 Ralph Waldo Emerson si trovò a passare per Roma proprio il giorno di Pasqua: poté così assistere alla benedizione solenne impartita dal Papa alla folla festante. Emerson non lo nomina nemmeno, poiché in assenza di telecamere e monitor era soltanto un remoto omino bianco; scrive inoltre che, non essendoci impianti di amplificazione, non si capiva cosa dicesse il pontefice, il quale si era dunque visto costretto a ripetere il proprio gesto, la seconda volta in modo eclatante e quasi esagerato, affinché tutti i fedeli si inginocchiassero come un sol uomo.

Due secoli dopo, la voce del Papa arriva forte e chiara. Chiunque accenda la tv di stato può farsi benedire in diretta; tutti i continenti vengono solcati dal segnale della radiotelevisione vaticana (forse la più grande impresa editoriale della storia), mentre le repliche on demand su RaiPlay e i video sul canale YouTube di Vatican News gli consentono addirittura di travalicare il tempo, di modo tale che i fedeli non perdano neanche una sua parola perfino giorni o settimane dopo che il Papa l’abbia pronunciata. Fatto sta che adesso, però, quando Leone XIV si rivolge a noi, non si inginocchia nessuno: battiamo le mani, esultiamo in favore di telecamera, scattiamo delle foto. Mi sa che si sentiva meglio senza microfono.

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