
(foto Ansa)
bandiera bianca
La nuova serie di Cazzullo sui "grandi italiani" ci dice anche che di grandi italiani ce ne sono sempre meno
I dodici prescelti dal giornalista del Corriere per la sua serie di video, da Virgilio a Florence Nightingale, danno un nuovo senso alla famosa considerazione di Massimo D'Azeglio
Sulla capacità affabulatoria di Aldo Cazzullo non c’è nulla da ridire, pertanto sarà di certo un successo editoriale la nuova serie di video sui grandi italiani che ha curato per il Corriere. I dodici prescelti sono Virgilio, Cesare, Augusto, San Francesco, Dante, Galileo, Michelangelo, Cavour, Garibaldi, Manzoni, Verdi e Florence Nightingale. Giova tuttavia ricordare che Virgilio, Cesare e Augusto sono vissuti in un’epoca in cui l’Italia era solo una porzione di un vasto impero in espansione; San Francesco visse ad Assisi nel periodo in cui era contesta fra un imperatore tedesco e spinte municipali autonome; Dante scriveva accorate lettere al lussemburghese Arrigo VII apostrofandolo quale “unico signore del mondo” e implorandolo di conquistare la penisola; Galileo nacque a Pisa sotto il controllo mediceo e poté insegnare a Padova grazie alla tolleranza della Serenissima Repubblica di Venezia; Michelangelo deve la sua opera più celebre alla munificenza dello Stato Pontificio; Cavour morì tre mesi dopo l’unificazione; Garibaldi venne preso a pallettate dall’esercito italiano un anno dopo l’unificazione; Manzoni concluse l’ultima revisione de “I promessi sposi” vent’anni prima della medesima unificazione; Giuseppe Verdi, dopo questa benedetta unificazione, si manteneva con commissioni ricevute da San Pietroburgo, Parigi, Londra, Il Cairo; Florence Nightingale nacque sì a Firenze ma, da metà Ottocento, visse in Germania, in Turchia, in Inghilterra. Massimo D’Azeglio diceva che, fatta l’Italia, bisognava fare gli italiani; non si aspettava che, per smettere di fare dei grandi italiani, sarebbe bastato fare l’Italia.