
Bandiera bianca
I guai del "papismo emozionante"
Dall'Habemus papam all'intronizzazione di Leone XIV, per ora il nuovo pontificato è tutto un plebiscito. Ma quanto dureranno ancora le folle in preda all’emozione davanti alla basilica di San Pietro?
Ma i cattolici si possono emozionare? Mi spiego: è chiaro che possono, nel senso che sono biologicamente e psicologicamente predisposti al rilascio di molecole associate ad alterazioni dello stato d’animo tanto quanto, che so, gli anabattisti e i rastafariani. La questione è se l’emozione possa essere consustanziale al cattolicesimo, diventarne la colonna portante.
Domenica, legato al divano da un’influenza, ho ingurgitato numerosi servizi tv che indagavano fra la folla accorsa alla messa di intronizzazione di Leone XIV e ne sondavano le sensazioni ricavandone un plebiscito: emozione, emozionante, emozionato, emozionatissimo, addirittura emozionale. Dopodomani ci sarà un’altra domenica, un nuovo Regina cæli, nuove folle in preda all’emozione, però un po’ meno che la volta precedente. E poi altre domeniche, altre folle, altre emozioni che via via scemeranno perché alla fine il Papa resterà sempre lo stesso ma l’emotività brama cibi nuovi, non è fatta per il tempo ordinario.
Trovo molto preoccupante il papismo emozionante: non solo perché il regno di Prevost potrebbe durare una ventina d’anni, mentre le emozioni durano magari una ventina di minuti; ma perché in più luoghi del Vangelo Gesù dice di essere venuto per questo o per quel motivo, per portare la spada e per mettere pace, per dar compimento alla legge dei profeti e per separare i figli dai genitori, per farsi servo e per chiamare a sé i peccatori, per giudicare e per appiccare il fuoco, per sacrificarsi e per salvarci. Non sono riuscito a trovare il versetto che recita: “Sono disceso fra voi per farvi emozionare”.