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Bandiera Bianca

Il valore artistico percepito della Venere degli stracci

Antonio Gurrado

A chi ha dato fuoco all'opera di Pistoletto bisognerebbe chiedere il perché. Indizio: a definire l’arte contemporanea non è il suo intrinseco valore estetico ma solo il consenso di chi ne fruisce

Il signore di Casalnuovo, accusato di avere dato fuoco alla “Venere degli stracci”, si difende e nega com’è suo diritto; se invece confessasse, o se venisse individuato un altro perpetratore, sarebbe il caso di domandargli come mai abbia attentato proprio al cumulo di abiti dismessi nobilitati dall’arte di Pistoletto, e non – che so – al “Cristo Velato” del Sanmartino, alla “Flagellazione” di Caravaggio, all’“Ercole Farnese” o anche solo alle statue dei regnanti sulla facciata della Biblioteca Nazionale. L’opzione meno probabile è che il piromane abbia agito per prossimità: si trovava a passare da piazza del Municipio e non aveva tempo di andare fino alla Cappella Sansevero, a Capodimonte, al Museo Archeologico o in piazza Plebiscito. L’opzione che tutti si berranno è quella psicologica: lo sbandato ha agito perché non tollerava la bellezza, è stato accecato dalla rabbia, si è fatto trasportare da una furia iconoclasta di cui egli stesso non riesce a spiegarsi la ragione. Ma l’opzione più plausibile, secondo me, è questa: come il bambino della famosa favola, ha visto quella catasta di vestiti abbandonati per ciò che effettivamente era, una catasta di vestiti abbandonati, e non per quello che artista e pubblico si sono accordati di vederci. L’ha proclamato senza infingimenti, con un gesto radicale che può essere considerato esso stesso performance, poiché ci dice due cose fondamentali: che a definire l’arte contemporanea non è il suo intrinseco valore estetico ma solo il consenso di chi ne fruisce. E che l’artista è nudo.

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