Ode alla prugna (e al vitalizio)

Antonio Gurrado

Leggere fra le righe della poesiola commissionata dal National Trust a Simon Armitage per celebrare la coincidenza fra l’equinozio e la giornata mondiale della poesia

Ode alla prugna, o meglio al prugno, al susino, insomma all’albero che porta le prugne e che fiorisce con la primavera incipiente: questa è la trovata di Simon Armitage, poeta laureato britannico, per celebrare la coincidenza fra l’equinozio e la giornata mondiale della poesia, oggi. I versi potrebbero apparire naïf (“È qui e ci resta / con una prugna nel mezzo / ma oggi risplende / di luci e colori / oscurando le statue compiaciute e le fontane gorgoglianti”) e ovviamente la metrica è finita da qualche decennio nella soffitta delle inutili complicazioni, ma il testo di Armitage fa parte in realtà di un progetto sofisticato. È stata infatti commissionata dal National Trust e finanziata col vitalizio che la corona versa al poeta laureato; ha lo scopo di “celebrare le potenti connessioni che ci legano alla natura” ed esalta la poetica dell’autore, cioè “rendere l’ambiente pietra angolare dell’opera poetica”, “esaminare come la natura rigogli anche in contesti urbani” ed evidenziare come “gli alberi in fiore siano metafore della vita e indicatori della salute del pianeta”.

  

Certo, agli ingenui come me la poesiola di Armitage potrà sembrare banale e sciatta, scritta in quarta elementare per far bella figura con la maestra, andando sul sicuro con l’incontrovertibile dato di fatto che in primavera gli alberi fioriscono e con l’incontestabile luogo comune che la natura è importante. Ma è solo perché non siamo capaci di leggere fra le righe, non siamo in grado di scorgere il senso recondito celato dietro i versi; quello per cui qualsiasi scipita ode alla prugna scritta da un poeta a libro paga dello stato è sempre, prosaicamente, anzitutto un’ode al vitalizio.

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