Una mostra della Wellcome Collection del 2011 (foto di Oli Scarff/Getty Images) 

bandiera bianca

Un museo di Londra ha auto-censurato una propria mostra, accusandosi di razzismo

Antonio Gurrado

La Wellcome Collection di Londra, galleria dedicata alla storia della medicina, ha riconosciuto di contenere materiale “razzista, sessista e abilista”: missionari bianchi che curano indigeni neri, medici maschi che curano donne isteriche, infermieri atletici che curano degenti storpi

È singolare che un museo si autochiuda accusandosi di razzismo, ma è grossomodo quel che è successo alla Wellcome Collection di Londra. La Bbc riporta che, dopo quindici anni di esposizione, la galleria dedicata alla storia della medicina – che custodisce reperti anche inestimabili del progresso scientifico dal Seicento a oggi – ha riconosciuto di contenere materiale “razzista, sessista e abilista”. Missionari bianchi che curano indigeni neri, medici maschi che curano donne isteriche, infermieri atletici che curano degenti storpi. Per ottemperare allo spirito del tempo, invece, il museo dovrebbe esporre immagini di infermieri storpi che curano degenti atletici, donne isteriche che curano medici maschi, missionari neri che curano indigeni bianchi: e pazienza se la storia non abbonda in questi esempi. La Wellcome Collection ha spiegato in un comunicato che “non si può cambiare il passato ma si può lavorare per un futuro migliore”. Strano modo di progredire, tuttavia, vergognarsi dei progressi che la medicina ha garantito negli ultimi quattro secoli; non fa ben sperare nei prossimi quattro.