bandiera bianca

L'impossibilità di applicare il merito nella scuola

Antonio Gurrado

Il dicastero avrebbe potuto chiamarsi anche Ministero dell’Istruzione e della Selezione Spietata, Ministero dell’Istruzione e della Bocciatura Sistematica, Ministero dell’Istruzione e dello Sterminio Indiscriminato degli Studenti. Non sarebbe cambiato assolutamente nulla

Vi svelo un segreto: il Ministero dell’Istruzione e del Merito poteva chiamarsi anche Ministero dell’Istruzione e della Selezione Spietata, Ministero dell’Istruzione e della Bocciatura Sistematica, Ministero dell’Istruzione e dello Sterminio Indiscriminato degli Studenti – e sapete cosa sarebbe cambiato? Esatto, assolutamente nulla. Perché come la rosa avrebbe lo stesso profumo se non si chiamasse rosa, il Ministero dell’Istruzione può chiamarsi come vuole, al dicastero può sedere Papa Giovanni oppure Goebbels, ma a far girare il meccanismo restano sempre i sottoposti: provveditori, funzionari, insegnanti. I quali ultimi non hanno la minima intenzione di applicare nella scuola il merito nella maniera minacciosa e un po’ sadica che l’opposizione ha ventilato; un po’ perché sono abituati a promuovere più o meno tutti per affetto e bontà d’animo, un po’ perché non vogliono affrontare le piaghe (documentazione, ricorsi, genitori) che di solito accompagnano le bocciature, un po’ perché temono che se valutassero davvero gli alunni magari prima o poi qualcuno potrebbe davvero valutare loro e allora chissà.

Ragion per cui il dicastero potrebbe altrettanto bene chiamarsi Ministero dell’Istruzione e delle Promozioni Elargite, Ministero dell’Istruzione e degli Esami di Stato Superati dal Novantanove Virgola Otto Per Cento dei Candidati, Ministero dell’Istruzione e dell’Amnistia Didattica, Ministero dell’Istruzione e della Valorizzazione dell’Ignoranza: anche in tutti questi casi non cambierebbe proprio nulla. Almeno, però, lo ammetteremmo apertamente.

 

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