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Bandiera bianca

Il falso coming out di Iker Casillas è uno scherzo a tutti noi

Antonio Gurrado

L'ex portiere della nazionale spagnola ci ha ricordato che i calciatori sono giovanotti un po’ cazzoni e molto sbruffoni, che invecchiano malissimo e che non hanno mai avuto niente di significativo da dire. Solo che adesso possono dirlo a milioni di follower

Che bello scherzo ha combinato Iker Casillas, l’ex portiere della nazionale spagnola, col falso tweet in cui si dichiarava gay e chiedeva rispetto. Resta solo da capire a chi l’abbia tirato. Forse alla ex moglie, una giornalista televisiva che chiese in sposa mentre lei lo intervistava durante la finale dei Mondiali (la sventurata rispose). O magari agli ex compagni di squadra, presumo adusi a vederlo per anni in costume adamitico nelle docce in spogliatoio. Oppure ai giornalisti, quelli che per anni hanno menato il torrone con gossip e scoop sulle sue conquiste femminili, non mostrandogli un briciolo del rispetto che gli avrebbero tributato se fosse stato omosessuale. Ma c’è anche l’opzione che lo scherzo mirasse alla comunità gay (qualsiasi cosa significhi quest’assurda locuzione generica), che da decenni trepida in attesa di un calciatore che faccia coming out, al punto da bersi un’esternazione sciatta lasciata cadere a capocchia con una riga e mezza su Twitter. Io penso tuttavia che lo scherzo sia stato fatto a noi, intendo tutti noi, la popolazione mondiale che, da una decina d’anni, è lì a sdilinquirsi per qualsiasi frase sgrammaticata o fotomontaggio malriuscito o citazione sibillina o velata minaccia che i calciatori postano sui social. Dimenticandosi che invece sono giovanotti un po’ cazzoni e molto sbruffoni, che invecchiano malissimo e che – come la schiacciante maggioranza dei loro coetanei di pari istruzione – non hanno mai avuto niente di significativo da dire. Solo che adesso possono dirlo a milioni di follower.

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