Laura Pausini (LaPresse)

Laura ciao

Antonio Gurrado

Laura Pausini si rifiuta di intonare "Bella ciao" durante un concerto in Spagna. Tutti a criticarla per il suo scarso antifascismo, quando la realtà potrebbe essere proprio l'opposto

Lungi da me sottovalutare Laura Pausini. Andava di moda quando avevo tredici anni (adesso non li ho più) quindi mi fa perfino sentire giovane. Ma soprattutto mi induce a ragionare: durante un concerto in Spagna, s’è rifiutata di intonare “Bella ciao”, che lì va di moda come colonna sonora de “La casa di carta”, reputandola invece canzone “troppo politica”. E giù improperi contro la cantante per il suo scarso antifascismo. Ma – se devo fare lo sforzo di immedesimarmi in Laura Pausini, anche se non ho più tredici anni – credo che il suo ragionamento sia stato quel che segue. Io, nel senso di Laura Pausini, non vi canto “Bella ciao” su richiesta, come invece farei per “La solitudine” o “Strani amori”, perché la reputo fuori contesto in un concerto di musica leggera. So infatti che “Bella ciao” è stata una canzone dal profondo significato, prima di essere volgarizzata e ridotta a colonna sonora di serie tv o a jingle pubblicitario. Per questo la reputo troppo politica, poiché ritengo ancora la politica una cosa seria. Io, Laura Pausini. E voi?

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