bandiera bianca

La leggenda di Guglielmo Tesla

Antonio Gurrado

Un azionista dell'azienda di Musk era pronto a sacrificare il figlio in segno di deferenza verso il marchio

Da Guglielmo Tell a Guglielmo Tesla il passo è breve. La leggenda dell’arciere svizzero la conosciamo tutti: passato dalla piazza di Altdorf senza compiere l’inchino di rito al cappello del balivo Gessler, lì appeso a monito del suo potere sui sudditi, Guglielmo Tell viene condannato a centrare con una freccia una mela posta sulla testa del figlio ancora bambino. Ce la fa ma poi viene scoperto che, in caso di fallimento, aveva pronta una seconda freccia per uccidere seduta stante il balivo; quindi viene catturato, evade e guida una sollevazione popolare. Flashworward di settecento anni ed eccoci in California, dove a quanto leggo sul Guardian un azionista della Tesla non ha esitato a sperimentare se la macchina ipertecnologica, posta in modalità di guida automatica, si fermasse o meno trovandosi davanti suo figlio in mezzo alla strada. In precedenza infatti una Tesla con pilota automatico, durante un crash test, aveva ucciso un manichino alto un metro e qualcosa. Il figlio dell’azionista Tesla ne è uscito indenne; questa è la buona notizia. Quella cattiva è che, a differenza di Guglielmo Tell, questo Guglielmo Tesla era pronto a sacrificare il figlio in segno di deferenza verso un marchio, novello cappello a cui prostrarsi. E che, in caso di fallimento, altro che guidare una sollevazione popolare: probabilmente non aveva neanche pronta un’altra macchina per mirare al balivo Elon Musk.

Di più su questi argomenti: