bandiera bianca

Ben Okri e l'ammenda antirazzista su Starbook

Antonio Gurrado

Il romanziere nigeriano riscriverà il suo libro a quindici anni dalla pubblicazione per dare "un resoconto più accurato" della questione della schiavitù. Affari o coscienza?

Ben Okri, il romanziere nigeriano, ha deciso di riscrivere “Starbook” a quindici anni dalla pubblicazione. Motivo: non era abbastanza antirazzista. Quest’estate dunque ne verrà pubblicata una versione rivista, sotto il titolo “The last of the master artists” che conterrà “un resoconto più accurato” della questione della schiavitù. Chi scrive sa benissimo che il mestiere dell’autore consiste soprattutto nel riscrivere (in Italia forse no; in Italia consiste soprattutto nel conoscere qualcuno per farsi pubblicare) e nel non essere mai contento di ciò che reca stampato il proprio nome. Ben vengano dunque il perfezionismo di Ben Okri e la sua serena autocritica. Colpisce tuttavia non tanto che lo stesso libro venga pubblicato con un titolo diverso – sono lontani i tempi in cui Flaubert scriveva due romanzi diversi con lo stesso titolo – quanto che venga dichiarata così manifestatamente la ragione pubblica, sociale, politica che ha indotto Ben Okri alla revisione. Strano, perché scrivere è un mestiere solitario e di solito i ripensamenti sono causati da moti d’animo privati. Se ne deduce che o il timore di non essere reputato abbastanza antirazzista è penetrato nella coscienza dell’autore al punto da portarlo ad autocensurarsi ed emendarsi; oppure Ben Okri ha fatto due conti e ha concluso che più antirazzismo fa vendere di più.

 

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