Bandiera Bianca

La cometa di “Don't look up” è più pandemia o più global warming?

Antonio Gurrado

Eravamo convinti di essere noi umani i distruttori della natura. Ma basta un film comico a dimostrare che è la natura a poterci distruggere

Dal Corriere all’Observer, tutti parlano di “Don’t look up”, film che da locandina risulta “basato su eventi davvero possibili”, e l’esegesi talora si perde nel tentativo di risolvere tutti gli indizi della satira a chiave. Quanto sia Donald Trump la Meryl Streep negazionista che nomina suo figlio chief of staff, quanto sia virologo medio il Leonardo Di Caprio abbagliato dai lustrini che prima ha una storia con una diva della tv e poi si vende come consulente governativo, quanto sia Greta Thunberg la Jennifer Lawrence che sbrocca in tv (ma che almeno non ha smesso di andare a scuola, sta finendo il dottorato e la sua scoperta è peer reviewed), quanto esattamente ci sia di Steve Jobs e di Elon Musk nel Mark Rylance dall’anodina visionarietà onnisciente che possiede una navicella spaziale in proprio.

  

Soprattutto la cometa, che in due ore e mezza di film sta per schiantarsi su un’umanità ottusa e accecata, è più pandemia o più global warming? Nessuno dei due, dico io. Perché dopo anni di vittimismo penitenziale in cui all’uomo è stata ascritta la responsabilità di entrambi, dallo spillover alle emissioni di CO2, dopo anni di megalomania millenarista in cui ci siamo ripetuti che la nostra rovina sarebbe stata solo colpa nostra, “Don’t look up” ci fa piombare addosso una cometa che mira la Terra, evento davvero possibile, senza che gli uomini abbiano fatto nulla per attirarla. Eravamo convinti di star distruggendo la natura e basta invece un film comico a dimostrarci che è la natura a poter distruggere noi.