bandiera bianca

La scuola della Strada

Antonio Gurrado

Una scuola media di Verbania intitolata al generale Cadorna vuole cambiare il suo nome con quello di Gino Strada. Ne possiamo trarre qualche lezione? Sì, almeno tre

Ero abituato a contrapporre Luigi Cadorna ad Armando Diaz, quindi resto lievemente spiazzato dall’improvviso bipolarismo fra Cadorna e Gino Strada. Però la scelta di una scuola media di Verbania che vuol cambiare intitolazione dall’uno all’altro (contrapposizione facile facile: la pace anziché la guerra, il medico anziché il soldato) mi sembra indicare tre cose.

   

Primo, la retorica delle intitolazioni ha perso ogni pretesto geografico – Cadorna era un enfant du pays, Strada no – perché ormai nessuno abita più nel posto in cui sta il proprio corpo ma ciascuno risiede in una bolla astratta di convinzioni personali, partigianerie ideologiche e contatti virtuali.

Secondo, il passaggio da Cadorna a Strada è anche un passaggio dalla storia alla cronaca, nel senso letterale della materia: il primo è un nome che gli studenti trovano nei libri mentre il secondo lo trovano su giornali, tv e social. Si può essere favorevoli o contrari ma è indubbio che anche questo piccolo episodio immortali la scuola nell’atto di liberarsi di sé stessa e disfarsi del bagaglio culturale che per decenni è stato spacciato per irrinunciabile e che adesso si vuol far passare per superfluo.

Infine Cadorna è morto da meno di un secolo, a riprova di quanto fugace sia diventata la gloria oggidì e di quanto prometta di diventarlo sempre più. Chissà a chi altri intitoleranno, fra una trentina d’anni, lo stesso istituto.

 

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