Bandiera bianca

Quei dettagli disumani della morte di Khasha Zwan

Antonio Gurrado

Fa specie il contrasto fra i due talebani che circondano il comico afghano durante il suo arresto: uno se la ride e l'altro tira sganassoni. La fine della storia la conosciamo tutti 

L'animo dell'uomo è sempre duplice: per questo riscuotono successo eterno coppie di uomini che ne incarnano gli estremi. Il buon ladrone e il ladrone cattivo, il Giano che scruta il futuro e il Giano che contempla il passato, Voltaire e Rousseau, Stanlio e Ollio, Lucky e Pozzo, Sivori e Charles, il poliziotto che ti tratta bene e quello che ti mena. Dal video dell'arresto di Khasha Zwan, il comico afgano, fa specie il contrasto fra i due talebani che lo circondano: mentre lui continua a fare battute in ceppi quello a destra se la ride e quello a sinistra tira sganassoni. Viene da pensare a una doppia verità sui talebani, intransigenti da un lato e ammorbiditi dall'altro. O magari a una contraddizione interiore che alberga in tutti noi, l'istinto a essere complici e quello a sopraffare. Istintivamente si presume che a un certo punto il talebano a sinistra sarà fermato da quello ridanciano, e che il comico avrà salva la vita per quella scintilla di umanità affiorata sulle labbra altrui. Viene quasi da fidarsi; ti rassicura. Poi la notizia prosegue riferendo che dopo l'arresto Khasha Zwan è stato torturato e sgozzato, allora si capisce che dei due talebani il più pericoloso, il più cattivo, il più disumano era quello che rideva nonostante.

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