bandiera bianca

Il punto debole di Celebrity hunted

Antonio Gurrado

La celebrità è negli occhi di chi guarda

Con tutti gli sconosciuti che cercano di diventare famosi, è bello che alcuni vip diano il buon esempio cercando di non farsi riconoscere. Credo sia questo il principale pregio di “Celebrity hunted – Caccia all’uomo”, che torna oggi su Prime Video. Si tratta di tot celebrità che devono riuscire a non farsi sgamare mentre mantengono l’anonimato per quattordici giorni; fra i partecipanti è indubbiamente avvantaggiata Myss Keta, sia perché la sua fama si fonda sul fatto che nessuno sappia chi è, sia perché l’unico modo di riconoscerla è il fatto che copra naso e bocca con una mascherina.

 

Fosse per me, tuttavia, questi vip potrebbero riuscire a trascorrere nell’anonimato tutta la vita, altro che due settimane. Io – che pure sono bravissimo a riconoscere per strada gli editori che mi devono dei soldi – non sarei in grado di individuare Achille Lauro al supermercato neanche se apparisse in abiti di scena, tale è il mio interesse per la musica italiana contemporanea; crederei che fosse il fantasma di Liberace tornato sulla terra a tormentare le cassiere. Elodie, direbbe Oscar Wilde, ha uno di quei visi che basta guardare una volta per non ricordarseli più. Diletta Leotta somiglia tantissimo alle innumerevoli ragazze che si truccano e si conciano in modo tale da somigliare a Diletta Leotta. Boss Doms credo sia un errore di stampa. L’unico che potrei distinguere è Stefano Accorsi, in quanto mi ricorda un attore italiano che andava di moda a fine anni Novanta ma di cui mi sfugge il nome. Se l’Italia fosse abitata da sessanta milioni di Gurradi, i vip di “Celebrity hunted” vincerebbero tutti, poiché la celebrità è negli occhi di chi guarda.