Un membro del movimento Avaaz con la maschera dell'ex presidente Trump (Ian Georgeson / AP Images)

Bandiera Bianca

Prova d'attore

Antonio Gurrado

Trump si è dimesso dal sindacato attori al solo scopo tautologico di comunicarci che è un attore, e che i suoi ultimi quattro anni altro non sono stati che una pirotecnica performance virtuosistica

Quest’inizio di 2021 ha segnato una svolta decisiva nella carriera di Donald Trump. È stato infatti reso noto che il tycoon statunitense ha appena rassegnato le dimissioni dalla Screen Actors Guild, il sindacato attori cinematografici e televisivi. I maligni diranno che lo ha fatto solo perché la commissione disciplinare del sindacato stava per espellerlo, in quanto colpevole di attacchi ai valori fondanti del sindacato: democrazia, verità e inclusione. Sarebbe tuttavia un’interpretazione erronea. È del tutto evidente che, con questo gesto, Donald Trump abbia voluto gettare nuova luce sul suo passato recente. Ehi – ci ha detto in sostanza – guardate che sono io, quello che ha recitato in “Mamma ho riperso l’aereo” e in “Willy, il principe di Bel-Air”, quello che è apparso in “Sex & the City” (puntata “L’uomo, il mito, il Viagra”), quello che ha dialogato con Hugh Grant in “Two weeks notice”, quello che ha concesso a Woody Allen un cameo in “Celebrity”. Nel profondo, Trump si è dimesso dal sindacato attori al solo scopo tautologico di comunicarci che è un attore, e che i suoi ultimi quattro anni altro non sono stati che una pirotecnica performance virtuosistica, da far impallidire Orson Welles col suo scherzetto sui marziani. Un’interpretazione talmente realistica che ci stava cascando perfino il sindacato attori.

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